Sony BMG cerca artisti nella (sua) rete

Sony BMG cerca artisti nella (sua) rete

Anticipata da altre major, ora anche Sony BMG si mette al passo con i tempi e apre formalmente le danze al talent scouting via Internet. Con un occhio a MySpace
Anticipata da altre major, ora anche Sony BMG si mette al passo con i tempi e apre formalmente le danze al talent scouting via Internet. Con un occhio a MySpace

Londra – Da lunedì Sony BMG cestinerà tutti i CD demo che gli saranno inviati da band emergenti. Con ciò il colosso nippo-tedesco non intende sbarrare la strada ai nuovi talenti, ma opera un cambiamento che molti, dirigenti in primis, ritengono utile per sfruttare a fondo le potenzialità del digitale.

L’idea di fondo è quella di dar vita ad una comunità online di musicisti più o meno talentuosi che attraverso propri blog potranno proporre i propri pezzi, associandoli anche a contenuti multimediali come foto e video. La promessa dell’azienda è che i suoi talent scout seguiranno l’evolversi della comunità a caccia di artisti da promuovere.

È passato poco più di un mese da quando Sony BMG ha pubblicato il proprio catalogo di dischi online sul proprio sito e c’è chi ritiene la nuova iniziativa un segnale di un approccio diverso alla rete a cui sarebbe ormai devoto il management dell’azienda.

Dai piani alti, infatti, sostengono la scelta dicendo che i blog sono una delle tendenze più rilevanti nella musica, nel mondo dei media e del divertimento. Attualmente – spiega Ged Doherty, presidente di Sony BMG in Gran Bretagna e Irlanda – vi sono 100mila nuovi blog ogni giorno e le case discografiche vogliono servirsi di questo trend in modo innovativo, non solo al fine di scoprire e comunicare con i nuovi artisti, ma anche per incoraggiare altri a provare questa strada.

Già altre realtà lavorano su simili strategie: a partire da MySpace Music che, tramite una propria etichetta, consente a band senza contratto di vendere la propria musica in rete , per finire con le recenti iniziative di due dirette concorrenti di Sony BMG come Columbia Records e RCA Records .

A quanto pare, sostiene qualcuno, i produttori musicali ora sembrano voler confidare, oltre che sulla voglia di fama che caratterizza le band emergenti, in uno strumento di divulgazione che per molti anni è stato visto come veicolo della pirateria musicale. Il suo nome? Internet.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
2 apr 2007
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