Sony Computer Entertainment non ha preso benissimo il gesto compiuto dall’hacker George Francis Hotz, che ha scelto di rilasciare la root key di PlayStation 3. Del resto, pubblicando sul proprio sito questa manciata di righe segrete, in grado di far passare una homebrew per codice ufficiale, il ragazzo ha reso praticamente open source la console Sony.
Per difendersi dal colpo basso, l’azienda nipponica ha chiesto che venga emesso un ordine restrittivo nei confronti di GeoHot e il sequestro di tutto il materiale riguardante il jailbreak PS3. Con una candidatura volontaria, mascherata da spavalda provocazione, il ragazzo si era anche offerto di collaborare col reparto sicurezza informatica degli avversari che, invece di assumerlo, hanno preferito denunciarlo.
Qualche giorno dopo aver rilasciato i preziosi codici di protezione METLDR, GeoHot aveva anche pubblicato una guida passo passo su YouTube, che mostra l’avvio di software PS3 fatto in casa, regolarmente “signato”. Un filmato esplicito che, arrivati a questo punto della storia, potrebbe avere i minuti contati.
Per provare a salvare il salvabile, Sony ha intanto chiesto la rimozione delle pagine relative all’argomento sblocco , ma nonostante questo la proverbiale frittata sembra ormai fatta: il codice è diventato di dominio pubblico e sembra che si potrà fare ben poco per cambiare il sistema di cifratura utilizzato dall’hardware attuale. Una revisione della cifratura privata in uso sulla console potrebbe rendere “illegittimo” tutto il software originale già uscito.
Anche l’esito della vicenda giudiziaria non è così facile da prevedere. Oltre a GeoHot sono coinvolti gli altri membri del team fail0verflow , autori della scoperta. In alcuni paesi del mondo, però, come la Spagna , il jailbreak della PS3 effettuato via USB è stato legalizzato, e negli States questo tipo di operazioni potrebbe ricadere sotto l’istituto del fair use.
Roberto Pulito