Il 31 marzo del 2011 segnerà la fine dei giochi per un pezzo di storia della produzione multimediale di Sony. In quella data la multinazionale giapponese chiuderà definitivamente le porte dell’impianto “DADC” , sito a Pitman, New Jersey e sin qui specializzato nella realizzazione di CD-Audio. Molti colgono l’occasione per suonare a morto la campana dei media ottici, ma c’è chi in seno all’industria non è affatto convinto che sia arrivato il tempo di passare a un mercato tutto in digital delivery .
La chiusura dell’impianto DADC porrà la parola fine a una storia lunga 50 anni, iniziata con la produzione di dischi in vinile e continuata con i compact disc nell’era dell’audio digitale. Al picco storico della sua produzione, DADC era in grado di “sfornare” la bellezza di 18 milioni di CD ogni mese.
Ma ora che il mercato è radicalmente mutato rispetto al passato , i contenuti in formato digitale da scaricare online vendono molto più di quanto facessero solo qualche anno fa e il mercato dei CD musicali si contrae senza sosta (-18% tra il 2008 e il 2009), DADC dovrà pagare dazio e accettare la volontà della società nipponica.
La chiusura dell’impianto del New Jersey sancirà purtroppo anche la perdita di 300 posti di lavoro, mentre la produzione di CD verrà spostata e accorpata nell’impianto – sempre gestito da Sony – situato a Terre Haute nell’Indiana. Sony dice che l’operazione è necessaria per “restare competitivi” nei confronti delle sfide affrontate dall’industria dei supporti fisici.
Un importante impianto produttivo di una delle “Quattro Sorelle” del disco interrompe tutte le attività, e l’occasione viene naturalmente sfruttata da più parti per rimarcare l’apparentemente inevitabile declino dei media tradizionali legati alla fisicità per la vendita e la fruizione dei contenuti immateriali.
Eppure c’è chi si considera ancora poco propenso a valutare la possibilità di abbandonare il disco ottico (sia esso CD, DVD o BD) in pianta stabile: John Riccitiello, il CEO di Electronic Arts che ha già previsto il sorpasso delle vendite in formato digitale rispetto a quelle su supporto fisco entro il 2011, si dimostra prudente in merito allo switch telematico dell’intero mercato e loda la facilità d’uso di un qualsiasi media ottico contro i lunghi (o lunghissimi) tempi di download necessari a scaricare i contenuti di maggiori dimensioni.
Alfonso Maruccia