Tokyo (Giappone) – L’era dei “micron”, la misura oggi più frequentemente utilizzata per esprimere la dimensione dei circuiti integrati in un chip, sembra ormai cosa del passato: il futuro prossimo sarà infatti dominio dei “nanometri”, un’unità più adeguata ai fattori di miniaturizzazione ormai raggiunti dall’industria dei semiconduttori.
A guidare l’entrata dell’industria nella nuova era sono Toshiba e Sony, fra le prime ad aver mostrato, nei giorni scorsi, il primo prototipo di un chip costruito con un processo di fabbricazione a 65 nanometri.
La nuova tecnologia consente di dimezzare la dimensione degli attuali circuiti da 0,13 micron (130 nanometri) e di portare la dimensione del gate dei transistor a 30 nanometri, rendendo così possibile, per i futuri chip, raggiungere frequenze superiori ai 10 GHz di clock.
Il chip costruito da Toshiba e Sony è un cosiddetto “system-on-a-chip”, ossia un chippetto che, in un solo pezzo di silicio, integra la logica di un processore, memoria con relativo controller ed altre funzioni che, oggi, vengono in genere implementate su più chip.
I due partner giapponesi sostengono che questo è il primo chip ad integrare della memoria DRAM (dynamic random access memory): come noto, infatti, le memorie cache dei processori sono di tipo SRAM (static random access memory).
Toshiba ha affermato che la commercializzazione dei chip a 65 nanometri inizierà a partire da marzo 2004, dunque non molto tempo dopo la transizione, da parte di Intel e AMD, verso la tecnologia a 90 nanometri: per Intel si parla infatti di seconda metà del 2003 mentre per AMD di fine 2003 o inizio 2004.