Tokyo – Grandi rinnovamenti in casa Sony, che traballa su conti decisamente in rosso. La colossale multinazionale giapponese, protagonista di primo piano nel mercato dell’alta tecnologia, ha annunciato un duro programma di ristrutturazione finanziaria per fare fronte alla stagnazione economica.
Verranno così licenziati 10mila impiegati e chiusi 11 stabilimenti di produzione. Oltre la metà di questi lavoratori, che la società intende rimpiazzare con una manciata di giovani neolaureati, si trova nei 65 stabilimenti produttivi del Sol Levante. Undici di questi stabilimenti, a partire dal prossimo mese, verranno chiusi definitivamente.
“Dobbiamo recuperare la concorrenza”, dichiara il neoeletto CEO di Sony, Howard Stringer. I portavoce dell’azienda fanno sapere che Sony è crollata con l’entrata in campo di iPod, la killer app di Apple che ha conquistato la leadership nel ricco mercato dei lettori musicali tascabili. Gli analisti di Standard&Poors non sembrano gradire la politica di Stringer, accusato di non incentivare in alcun modo la ripresa.
Sony avrebbe perso enormi quote di mercato per colpa dell’agguerrita competizione di altri brand asiatici, primo tra tutti il coreano Samsung . La crisi si fa sentire anche in borsa: i titoli Sony, negli ultimi mesi, sono sgonfiati del 75% rispetto al valore iniziale. Sono ormai due anni che l’azienda sta letteralmente annaspando tra i debiti, risollevata soltanto dall’ottimo andamento delle console videoludiche e dei prodotti per la produzione di pellicole cinematografiche.
Servono riassestamento e riposizionamento: Ryoji Chubachi, presidente del gruppo, pensa che sfoltire ed alleggerire con decisione la linea produttiva sia l’unica via possibile. “Siamo sulla buona strada per riprenderci”, ammette con freddezza Chubachi. Adesso tutti gli sforzi e le aspettative dell’azienda sono concentrati sullo sviluppo di Playstation 3, l’attesissima console da gioco che potrà risollevare le sorti dello storico marchio nipponico.
T.L.