Sia che l’origine dell’ attacco che ha abbattuto i sistemi di Sony Pictures sia da collocare in Corea del Nord, come sostengono ora le autorità statunitensi, sia che l’origine nordcoreana rappresenti semplicemente un depistaggio, come sostengono alcuni degli esperti di cybersicurezza, Kim Jong-un ha ottenuto un successo: dopo le minacce dei cracker di Guardians Of Peace , Sony Pictures ha cancellato l’uscita di The Interview , commedia a sfondo politico che metteva in scena l’assassinio dell’erede del caro leader scontentando il regime di Pyongyang.
Sony Pictures ha scelto di sospendere il rilascio di The Interview e i suoi rappresentanti hanno dichiarato di non avere piani per il futuro del film: nelle scorse ore le minacce a sfondo terroristico sventolate dai cracker hanno spinto numerosi cinema ad annullare le proiezioni, nonostante le autorità statunitensi abbiano valutato minimo il rischio di episodi concreti di violenza. La prospettiva di perdite stimate in 100 milioni di dollari per l’eventuale annullamento dell’uscita del titolo, l’onta della fuoriuscita di informazioni riservate riguardo alle strategie di mercato dello studio insieme ai dati personali dei dipendenti, e il tentativo di contenere le scomode rivelazioni, non possono rallentare Sony dalle operazioni di messa in sicurezza e di ripristino dei propri sistemi: gli uffici della casa cinematografica sono costretti a lavorare con tecnologie vetuste e con mezzi di fortuna e le indagini, interne e condotte dalle autorità statunitensi, proseguono senza posa.
Il National Security Council della Casa Bianca, a tal proposito, ha appena rilasciato una nota in cui conferma che gli inquirenti sono “instancabilmente al lavoro per assicurare alla giustizia coloro che hanno perpetrato questo attacco” e in cui spiega che le autorità “stanno prendendo in considerazione una serie di opzioni in vista di una potenziale risposta”. Nel contempo, sono dei funzionari dell’amministrazione Obama a rivelare in anteprima al New York Times che le indagini hanno tracciato una connessione diretta tra l’attacco sferrato da GOP e la Corea del Nord: non è ancora chiaro come gli States gestiranno la questione, né se delle accuse ufficiali verranno mai formulate.
Non è dato conoscere quali prove abbiano instradato le indagini ufficiali sulla pista nordcoreana, ma le voci discordanti non mancano: le ricostruzioni dell’attacco condotte dagli esperti di sicurezza fanno riferimento a codice tutt’altro che perfetto , ricordano che la disseminazione di falsi indizi è pratica assai semplice per smanettoni che non intendano essere identificati, e che la richiesta di riscatto inoltrata a Sony Pictures male si accorderebbe con un attacco ordinato da autorità statali a fini propagandistici.
Gaia Bottà