Una faccenda vecchia di almeno sei anni sarebbe quasi vicina alla conclusione, con Sony disposta a spendere almeno 7 milioni di dollari per accordarsi con gli utenti che hanno supportato la class action nata dalla rimozione della funzionalità “OtherOS” dal firmware di PlayStation 3.
Inizialmente parte integrante delle caratteristiche supportate dalla prima versione (“Fat”) della console videoludica di settima generazione, OtherOS aveva permesso agli smanettoni di installare Linux o altri sistemi compatibili con l’architettura PowerPC (alla base della CPU di PS3) per un breve periodo di tempo. La funzionalità era stata poi rimossa con un nuovo firmware e comunque eliminata del tutto con le revisioni successive (“Slim”) dell’hardware della console, lasciando i succitati utenti con l’amaro in bocca e l’alternativa di rivolgersi agli avvocati per montare una class action contro la corporation nipponica.
L’accordo proposto da Sony prevede il pagamento di ben 55 dollari ai possessori di una PS3 Fat che possano dimostrare di aver messo concretamente a frutto la funzionalità OtherOS, mentre per quelli che ne avevano solo sentito parlare (pur possedendo una PS3 prima versione) è prevista una compensazione di 9 dollari.
A guadagnarci di più, come al solito, sono gli avvocati per cui sono pronti 2,5 milioni di dollari. La proposta di accordo formulata da Sony dovrà ora essere vagliata da un giudice federale della California, con la decisione finale attesa per il prossimo 19 luglio.
Alfonso Maruccia