Sophos sembra decisa a insegnare qualcosa a cracker, virus writer e untori digitali assortiti: in una nota ha invitato costoro a cambiare mestiere visto che quando finiscono nelle ganasce della giustizia arrivano condanne pesanti. E Sophos cita quella a 30 anni di carcere per un cracker ucraino 25enne, Maksym Yastremskiy (aka Maksik), colpevole di aver penetrato i sistemi di TJ Maxx.
“Yastremskiy avrà molto tempo a disposizione per valutare se il gioco sia valso la candela”, ha dichiarato Walter Narisoni, Sales Engineer Manager di Sophos Italia. “L’entità della pena inoltre dovrebbe offrire spunti di riflessione ad altri soggetti coinvolti in attività criminose in ambito informatico. A fronte di lauti guadagni si corre il rischio di rovinare la propria esistenza e quella di familiari e amici. In apparenza le probabilità di finire in manette sono scarse, ma in realtà le sentenze di condanna diventano sempre più frequenti e gli sforzi di cooperazione internazionale finalizzati alla cattura dei criminali informatici sono efficaci come non mai”.
Sul blog di Graham Cluley di Sophos non si nasconde che i 30 anni di carcere siano stati comminati in Turchia, dove l’uomo è stato arrestato, paese il cui sistema giudiziario ha più volte sollevato interrogativi, ma si sottolinea: “30 anni sono, naturalmente, una sentenza di estrema pesantezza per chiunque, e qualcosa che dovrebbe far riflettere le persone. Infatti, non credo di ricordare una sentenza così severa per un cybercriminale”.
In effetti, se è vero che le pene per certi crimini informatici sono particolarmente pesanti, nei paesi della UE e negli Stati Uniti sono rarissime le condanne ai danni di cracker e dintorni che superino o abbiano superato i 5 anni di reclusione. Ciò non cambia il senso del messaggio di Sophos, sebbene l’esempio turco non sia forse dei più azzeccati. “Uno può credere che le possibilità di essere preso siano piccole – conclude comunque il dirigente di Sophos – ma ci sono sempre più condanne, e le autorità stanno migliorando le proprie capacità grazie anche alla cooperazione internazionale”.