Lunedì OpenAI ha presentato Sora (anche se non in Italia). il generatore video AI è in grado di creare video partendo da un testo o un’immagine, e i risultati sono impressionanti. Ma c’è un ma…
Sora di OpenAI addestrato sui videogiochi Super Mario, Call of Duty e le tartarughe Ninja
Sora riesce a generare filmati di 20 secondi di gameplay apparentemente autentici. Con i prompt giusti, si possono ottenere sequenze che assomigliano molto a Super Mario Bros. (seppur con qualche errore), uno sparatutto in prima persona sulla falsariga di Call of Duty o Counter-Strike, e persino un picchiaduro arcade in stile Tartarughe Ninja anni ’90.
Ma Sora sembra avere una conoscenza fin troppo approfondita dell’estetica di Twitch. Chiedendogli di creare uno “streaming”, il risultato riprende fedelmente l’interfaccia e lo stile della famosa piattaforma. Non solo: i personaggi nei video assomigliano come due gocce d’acqua ad alcuni popolari streamer.
Contenuti protetti da copyright nell’addestramento?
Questo fa sospettare che OpenAI abbia usato, per “insegnare” a Sora come funziona il mondo dei videogiochi, anche materiale protetto da diritto d’autore come streaming Twitch e video-guide di giochi. Un utilizzo che potrebbe avere conseguenze legali, specie se in futuro l’azienda svilupperà esperienze interattive più avanzate basate su questa tecnologia.
Come spiega l’avvocato esperto di proprietà intellettuale Joshua Weigensberg, le aziende che addestrano le loro AI su filmati di giochi “piratati” corrono parecchi rischi. I videogiochi contengono molti elementi tutelati legalmente (grafica, personaggi, colonne sonore…) che, se finissero in un’intelligenza artificiale senza permesso, potrebbero causare una pioggia di cause per violazione di copyright e diritti vari.
Creatori e aziende sul piede di guerra
Il problema è che i modelli di AI generativa come Sora, per funzionare, devono “assorbire” enormi quantità di dati. In questo processo, può capitare che, se sollecitati nel modo giusto, riproducano quasi testualmente singoli elementi del loro addestramento. Un po’ come uno studente che, interrogato, ripete a pappagallo il libro di testo. Con la differenza che qui si parla di materiale protetto da diritto d’autore…
Non a caso, aumentano le azioni legali di creatori di contenuti che si ritrovano “clonati” nelle intelligenze artificiali senza averlo mai dato il loro permesso. Colossi come Microsoft, OpenAI, Midjourney, Runway e Stability AI sono già stati citati in giudizio per violazione di diritti d’autore di artisti, musicisti, programmatori.
A complicare le cose c’è il crescente interesse per i “world model” come Sora, che ambiscono a generare interi videogiochi in tempo reale. Se questi mondi virtuali “sintetici” dovessero somigliare troppo ai contenuti usati per addestrarli, per le aziende che li sviluppano potrebbero essere dolori.
L’industria dei videogiochi abbozza (per ora)
Interpellati sulla questione, i principali studi e publisher di videogiochi – da Epic Games (Fortnite) a Microsoft (Minecraft), da Ubisoft a Nintendo, Roblox e CD Projekt Red (Cyberpunk 2077) – preferiscono non commentare, almeno per ora. Di fronte a uno scenario così incerto e delicato, la strategia per il momento sembra essere profilo basso e bocche cucite. Ma chissà che presto, di fronte all’avanzata delle AI “videoludiche”, qualcuno non decida di passare alle vie legali.