L’annuncio in pompa magna di Sora, il modello AI per generare video da testo, risale ormai a febbraio. Da allora OpenAI tiene la bocca cucita sulla data di rilascio, tra la delusione generale. Ma ecco il colpo di scena: alcuni artisti hanno hanno divulgato l’accesso all’API per protestare contro l’azienda. La accusano di sfruttare gratuitamente il loro lavoro, senza riconoscerne il valore.
Artisti divulgano Sora in segno di protesta contro OpenAI: “Non siamo le vostre cavie non pagate”
Martedì scorso, un gruppo di beta tester di Sora ha dichiarato di aver fatto trapelare l’accesso anticipato al modello, con tanto di interfaccia funzionante per generare i video. In un post su Hugging Face, si afferma che gli utenti sono riusciti a generare un sacco di filmati simili alle demo di Sora di OpenAI, prima che l’azienda di Sam Altman intervenisse per staccare la spina.
Il motivo del leak? Secondo gli artisti, OpenAI li stava solo usando come “tester di bug gratuiti, burattini per le PR e dati di addestramento“, senza riconoscere davvero il loro contributo. In una lettera aperta, si lamentano di essere stati adescati con la promessa di una collaborazione creativa, ma in realtà OpenAI voleva solo fare “art washing“, cioè usare la loro credibilità artistica per promuovere Sora.
Libertà creativa o controllo aziendale?
Gli artisti ribelli ci tengono a precisare che non sono contrari all’uso dell’AI come strumento per l’arte. Quello che contestano è il modo in cui OpenAI ha gestito questo programma di accesso anticipato, con richieste di approvazione per ogni contenuto generato e poca trasparenza sul futuro rilascio pubblico di Sora.
La loro speranza è che questa protesta spinga OpenAI a essere più aperta, più attenta alle esigenze degli artisti e a sostenere l’arte oltre le trovate pubblicitarie. Insomma, vogliono essere trattati come partner alla pari, non come manodopera a basso costo per un colosso tech, che ha appena racimolato la ragguardevole somma di 150 miliardi di dollari.
E OpenAI cosa dice?
Contattata da The Verge, OpenAI non ha voluto confermare né smentire l’autenticità del presunto leak di Sora. Però ci ha tenuto a sottolineare che la partecipazione all’anteprima di ricerca è volontaria e senza obblighi. “Centinaia di artisti hanno plasmato lo sviluppo di Sora, aiutandoci a dare priorità a nuove funzionalità e misure di sicurezza“, ha detto un portavoce.
Insomma, la questione è controversa e solleva interrogativi sul rapporto tra big tech e creativi nell’era dell’AI generativa.