Sydney (Australia) – Nota per le censure delle attività internet, criticata per le posizioni su pornografia e gioco d’azzardo, l’Australia arriva alla fine del 2001 a dotarsi di una nuova e più estesa normativa sulla privacy che riguarda da vicino chi fa uso della rete. I principi che la ispirano ricordano da vicino quella italiana.
Il primo elemento è il consenso al trattamento dei dati personali: in qualsiasi occasione aziende di media e grande dimensione chiedano dati ai propri utenti o clienti dovranno anche specificare loro la destinazione d’uso. Non solo, dovranno anche indicare se quelle informazioni verranno passate ad altre imprese, un “passaggio” che potrà esserci solo con il consenso preventivo dell’individuo.
Quello che in Italia oggi può sembrare scontato, cioè che si possa chiedere la rimozione delle informazioni dai database delle aziende, in Australia diverrà realtà nei prossimi giorni, quando le aziende avranno 30 giorni per operare la cancellazione dei dati dopo la richiesta dall’utente.
Altro elemento fondamentale è la privacy dei dipendenti. La loro posta elettronica e la navigazione su internet non potrà essere monitorata a piacere dalle aziende che, per attuare alcune forme limitate di controllo, saranno comunque tenute ad informare debitamente il proprio staff.
Unico “neo” della normativa è la specificazione sull’opt-out che indica la possibilità di inviare email spammatorie agli utenti australiani con rimozione degli indirizzi email solo dietro richiesta esplicita degli stessi.
Qui è disponibile il sito dell’Autorità sulla privacy australiana.
Per seguire la questione “privacy ed internet” è a disposizione il Canale Privacy di Punto Informatico.