Vuoi entrare in ufficio? Sorridi. Non si tratta di un progetto motivazionale, ma di una vera tecnologia per il riconoscimento biometrico che Canon ha adottato in Cina all’ingresso dei propri locali. Invece di procedere con la scansione di impronte digitali, viso o iride, la videocamera di turno chiede che si proceda con una “smile recognition” e che l’individuo sorrida di fronte all’obiettivo per poter essere riconosciuto. Una videosorveglianza sopra le righe, insomma, che in parte aiuta a capire quale direzione stia prendendo il fenomeno.
Smile recognition
La tecnologia (made in Canon Information Technology) sarebbe stata annunciata da tempo ed ora messa in luce da un report del Financial Times circa i profili distopici che la sorveglianza sta assumendo sul territorio cinese. In questo caso l’idea sembra legata al fatto che un sorriso possa rendere meno invasiva l’analisi di una videocamera e che rappresenti comunque un tratto distintivo forte che possa migliorare ulteriormente la bontà del riconoscimento biometrico.
Resta il problema di tecnologie che (in modo particolare in Cina, ma in modo sempre più serrato ovunque nel mondo), con finalità apparentemente buone come la sicurezza sul lavoro o nelle strade, sfrutta il riconoscimento come un sistema di tracciamento continuo che rischia di invadere in modo strisciante la vita di tutti i giorni. Uno strumento pericoloso, ovviamente, se utilizzato da mani sbagliate o se piegato – inevitabilmente? – alle logiche del business.
In Canon tutto inizia con un sorriso, il che è forse il lato migliore dell’intera vicenda. Ma sui problemi che la videosorveglianza può comportare in Paesi ove la politica ha perso i propri equilibri, a ben pensarci c’è purtroppo ben poco da ridere.