Vodafone ha pubblicato un lungo rapporto in cui mostra come ha interagito con i rappresentanti dell’intelligence e le autorità nazionali di 29 diversi paesi: si tratta del primo documento emesso dalla telco per rispettare l’impegno alla trasparenza assunto dopo le divulgazioni da parte di Edward Snowden.
Anche se il documento non rivela nulla circa accessi diretti delle autorità alle connessioni di rete a mezzo backdoor o analoghi sotterfugi (informazioni che metterebbero a rischio i suoi dipendenti e le sue licenze e che di cui comunque la telco non può sempre disporre) e sulla condotta di alcuni paesi (come Romania, Sud Africa e Turchia) che non permettono alcuna forma di divulgazione, il rapporto è corposo e offre interessanti spunti di riflessione, soprattutto per quanto riguarda l’Italia.
È proprio lo Stivale a guidare la classifica dei paesi in cui Vodafone ha condiviso con le autorità i dati relativi alle comunicazioni: 605.601 le richieste italiane, cui seguono distanti le 98.765 della Tanzania e le 75.938 dell’Ungheria .
È sempre l’Italia, poi, a guidare le fila per quanto riguarda i paesi che hanno pubblicato i dati relativi alle proprie intercettazioni legali: sono 140.577 quelle effettuate dal Belpaese, anche se Vodafone stessa cerca di mettere in guarda da una semplice comparazione tra i diversi stati, dal momento che i valori numerici andrebbero soppesati, e che definizioni e metodologie di intercettazioni variano molto.
Vodafone, che ha promesso di continuare ad aggiornare regolarmente il rapporto, non è né la prima né l’ultima azienda ICT che dopo l’esplosione del Datagate si è impegnata sul fronte trasparenza e sicurezza degli utenti.
Così, mentre Microsoft e le altre grandi aziende del settore stanno continuando a far pressione su Washington per una riforma del settore, Comcast segue l’ esempio di Google ed annuncia un nuovo programma di cifratura delle email dei suoi utenti.
La Germania, nel mentre, ha aperto un’indagine sulle intercettazioni ai danni di Angela Merkel.
Claudio Tamburrino