Il processo di transizione di SoundCloud da vetrina aperta alla libera condivisione di musica da parte degli artisti a piattaforma di streaming musicale basata sulla monetizzazione di un’offerta organizzata ha appena compiuto un importante passo avanti: ha stipulato un accordo di licensing con Universal, per offrire agli utenti, e di conseguenza retribuire il suo sterminato catalogo.
Fondata nel 2008, negli scorsi anni SoundCloud non ha mai formalizzato alcun accordo con l’industria della musica: artisti ed etichette erano liberi di caricare le opere, con il servizio che si limitava a rimuovere su segnalazione i contenuti postati in violazione del diritto d’autore. È solo in tempi recenti, probabilmente incoraggiata dall’opportunità di mettere a frutto su un mercato più che promettente i suoi 175 milioni di utenti, che SoundCloud ha scelto di regolarizzare la propria posizione e di imprimere una svolta più ambiziosa e mainstream alla propria offerta: a partire dall’ accordo con Warner , passando per gli indipendenti di Merlin e i contratti di licenza stipulati a conclusione di contenziosi con i detentori dei diritti, e ora con la partnership con Universal, SoundCloud può contare su un catalogo abbastanza vasto per affiancare al servizio gratuito fondato sull’advertising l’ offerta a pagamento .
L’accordo con Universal, di natura multiterritoriale, abbraccerà non solo i brani caricati dagli artisti e dalle etichette, ma anche i contenuti condivisi dagli utenti: a conferma della vocazione creativa della piattaforma sono inclusi remix e mashup , che allo stesso modo retribuiranno i detentori dei diritti delle opere originali, “un ecosistema – sottolinea il cofondatore e CEO di SoundCloud Alexander Ljung – in cui verrà offerta una enorme libertà creativa per remix e user generated content, fonte di guadagno per gli artisti”.
La piattaforma, tra i contenuti ospitati sulla base degli accordi con l’industria e le opere scaturite dalla creatività degli utenti, vanta oltre 100 milioni di brani , ma gli osservatori non si esimono dall’ evidenziare una grande assenza: Sony, la terza sorella dell’industria musicale, non detiene alcun accordo con il servizio, nonostante i “buoni rapporti” che intercorrono con SoundCloud. È questo solo uno degli elementi che suscita interrogativi sul futuro della piattaforma: i suoi piani per un futuro a cavallo fra un’offerta generalista ma incompleta, proposta su un mercato già affollato, dovranno trovare il modo di coesistere con una vocazione alla partecipazione di utenti che nutrono il catalogo di opere talvolta di valore, ma probabilmente capaci di conquistare l’interesse di limitate nicchie di pubblico.
Gaia Bottà