La musica che Warner deciderà di mettere a disposizione sarà fruibile dagli utenti di SoundCloud, disponibile con il supporto dell’advertising e, a partire dal 2015, incanalata in un servizio di streaming su abbonamento. Sarà equamente retribuita, sia per le fruizioni dei brani originali, sia per quanto attiene mashup e remix, praticati con entusiasmo dagli utenti della piattaforma. L’accordo della cui negoziazione si mormorava da tempo è ora stato firmato : SoundCloud ha ottenuto il benestare dell’industria della musica tradizionale.
Today wère happy to announce our newest #OnSoundCloud Premier Partners: @WarnerMusic & @WarnerChappell .
— SoundCloud (@SoundCloud) 4 Novembre 2014
La piattaforma, prima di questa estate, dell’introduzione dell’advertising per gli utenti statunitensi, non si appoggiava ad alcun un modello di business se non quello delle sottoscrizioni su abbonamento dedicate agli artisti e a chi volesse caricare dei contenuti. Ma, grazie anche alla capillarità dei servizi connessi con le proprie API, può contare su una platea di oltre 175 milioni di ascoltatori al mese . È probabilmente per questo motivo che una major come Warner ha scelto di accordare la propria fiducia ad un servizio che non ha mai pagato alcun tipo di royalty , ma che per anni si è semplicemente limitato a rimuovere su segnalazione i contenuti postati in violazione del diritto d’autore.
Il contratto siglato tra Warner e SoundCloud prevede che sia l’etichetta a decidere quale porzione del proprio catalogo mettere a disposizione e monetizzare, anche attraverso i remix e i mashup creati dagli utenti. L’accordo si dispiegherà nell’ambito della piattaforma On SoundCloud , che permette ai partner di condividere con la piattaforma le entrate generate dalla pubblicità e di ottenere informazioni riguardo agli ascoltatori, e costituirà un importante tassello di un servizio di streaming su abbonamento che verrà lanciato nel corso della prima metà del 2015.
In anticipo sulle concorrenti Universal e Sony, stando alle indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal , Warner con l’accordo si è accaparrata una quota tra il 3 e il 5 per cento della piattaforma, una mossa simile a quella operata dalle major al momento degli accordi con Spotify, una mossa che ha garantito ai colossi dell’industria della musica di godere di una posizione di vantaggio nella gestione delle royalty.
Se le altre major sembrano ancora lontane da SoundCloud, è evidente che il mercato dello streaming musicale sia in fermento: lo dimostrano i numeri e le movimentazioni in corso presso i più grandi attori del settore. Gli unici a frenare sembrano essere certi soggetti ancora legati ai meccanismi tradizionali della fruizione di muisca, come Taylor Swift e il suo management, che hanno scelto di negarsi a Spotify e agli altri servizi di streaming per ricreare un sistema di finestre volto ad agevolare le vendite degli album fisici e digitali. Si mormora che persino un colosso come Universal, che si occupa della distribuzione delle opere della cantante, abbia tentato di convincere l’artista e la sua etichetta a non rinunciare allo streaming. Forse sarebbe stato più convincente mostrare loro i dati: stando alle analisi di Kobalt, che si occupa della raccolta delle royalty sul mercato europeo, lo streaming frutta ormai ai detentori dei diritti più di quanto fruttino i download.
Gaia Bottà