La Commissione europea ha comunicato che il regolamento sui chip, noto come European Chips Act, è in vigore dallo scorso 21 settembre. Era stato definitivamente approvato il 25 luglio, mentre la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è avvenuta il 18 settembre. L’obiettivo è raggiungere la sovranità digitale incrementando la produzione dei semiconduttori.
I tre pilastri del regolamento
La pandemia COVID-19 e i conseguenti problemi di approvvigionamento dei chip hanno evidenziato l’eccessiva dipendenza dell’Europa dai paesi asiatici. Per cercare di portare l’attuale quota di mercato (10%) al 20% entro il 2030 è stato introdotto il nuovo regolamento che dovrebbe garantire sicurezza delle forniture, resilienza e leadership tecnologica dell’Unione europea nell’ambito delle tecnologie e delle applicazioni dei semiconduttori.
European Chips Act è composto da tre “pilastri”. L’obiettivo del primo, denominato Chips for Europe Initiative, è rafforzare la leadership tecnologica dell’Europa attraverso il trasferimento di conoscenze dai laboratori di ricerca alle fabbriche. L’iniziativa verrà attuata principalmente con l’impresa comune Chip. È previsto un finanziamento di 3,3 miliardi di euro per la creazione di linee di produzione avanzate, lo sviluppo di una piattaforma di progettazione basata sul cloud e l’istituzione di centri di competenza.
Il secondo pilastro prevede investimenti pubblici e privati negli impianti di produzione per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. La Commissione europea ha stabilito che questi impianti possono essere finanziati anche con aiuti di stato.
Infine, il terzo pilastro prevede un sistema di monitoraggio dell’approvvigionamento dei chip. Attraverso una collaborazione tra paesi membri verrà stimata la domanda, rilevate eventuali carenze e, se necessario, attivata una fase di crisi. Il nuovo regolamento dovrebbe mobilitare circa 43 miliardi di euro (fondi pubblici e privati) entro il 2030.