Il week-end di SpaceX si è chiuso con la notizia del ritorno sicuro del razzo Falcon 9, vettore lanciato con la capsula Dragon della missione CRS-8 che ora risulta attraccata sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L’azienda non usa toni trionfalistici ma non nasconde la soddisfazione: in futuro, le missioni nello spazio esterno saranno più sicure e (soprattutto) molto più economiche.
Landing from the chase plane pic.twitter.com/2Q5qCaPq9P
– SpaceX (@SpaceX) 8 aprile 2016
Dopo aver portato la capsula Dragon a un’altitudine di 200 chilometri, il razzo-vettore Falcon 9 ha avviato una caduta controllata che si è infine conclusa a bordo di una chiatta galleggiante in mezzo all’oceano: diversamente dal recente passato, questa volta l’atterraggio è stato perfetto e i razzi di manovra hanno garantito l’integrità strutturale del vettore fino alla conclusione del volo.
Non è la prima volta che un razzo Falcon 9 riesce a tornare sulla Terra dopo aver consegnato il suo carico allo spazio esterno, ma l’atterraggio (o ammaraggio che dir si voglia) in pieno oceano ha permesso un risparmio notevole sul quantitativo di carburante necessario alla missione.
E proprio i risparmi sui costi rappresentano l’obiettivo centrale della corsa ai razzi riutilizzabili delle “space company” di nuova generazione come SpaceX e Blue Origin, con quest’ultima che ha già spedito due volte nell’atmosfera il razzo New Shepherd e ha confermato la validità dell’intero concetto di “riutilizzabilità” lanciando per una terza volta il vettore sub-orbitale la settimana scorsa.
L’impresa di SpaceX ha in un certo senso una specificità tutta sua, visto che l’azienda fondata da Elon Musk è già in affari con NASA e, diversamente da Blue Origin, è in grado di trasportare materiale (e presto astronauti in carne e ossa) sulla ISS. Al momento un lancio commerciale dell’accoppiata Falcon 9+Dragon costa 61 milioni di dollari, ma SpaceX intende ridurre i costi a 43 milioni di dollari. E questo è solo l’inizio, promette Musk.
Alfonso Maruccia