Finale amaro con tanto di botto atmosferico per la missione CRS-7, destinata a rifornire la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e a trasportare – fra le altre cose – i caschetti di realtà aumentata HoloLens di Microsoft per gli esperimenti degli astronauti a bordo.
La capsula Dragon è partita domenica in groppa a un razzo vettore Falcon 9, e come la stessa SpaceX conferma il disastro si è verificato a circa 139 secondi dal lancio: a poca distanza dal distacco del primo stadio del razzo, dicono le analisi preliminari, il veicolo ha sperimentato un “evento di sovrapressione” nel serbatoio di carburante (ossigeno liquido) del secondo stadio.
In pratica, la pressione eccessiva ha provocato l’esplosione del veicolo e la sua disintegrazione: stranamente, rivela SpaceX, i dati della telemetria registrati dal team di controllo a terra non hanno registrato alcuna deviazione dai valori di volo nominali.
There was an overpressure event in the upper stage liquid oxygen tank. Data suggests counterintuitive cause.
– Elon Musk (@elonmusk) 28 Giugno 2015
SpaceX dice di essere al lavoro (assieme a NASA e FAA) per identificare in dettaglio le ragioni dell’esplosione, e nel frattempo il lancio delle future missioni CRS è stato sospeso: NASA ha avvertito la popolazione di non avvicinarsi ai detriti dell’esplosione. A parziale scusante di SpaceX, il botto di CRS-7 rappresenta il primo fallimento di una serie di 19 missioni di rifornimento ufficiali con razzi Falcon 9 partita nel 2010.
Per gli astronauti a bordo della ISS non c’è alcun pericolo di finire le scorte almeno fino a ottobre, rassicura NASA, mentre è decisamente meno rassicurante il fatto che l’esplosione di CRS-7 vada a unirsi a due altri fallimenti disastrosi delle missioni di rifornimento avvenuti negli ultimi mesi. CRS-7 avrebbe tra l’altro dovuto rappresentare l’ ennesimo tentativo di SpaceX di riportare indietro il razzo Falcon 9 per un eventuale riutilizzo in missioni future.
Alfonso Maruccia