Milano – Elon Musk è ormai sempre più Tony Stark, il miliardario protagonista del fortunato franchise Iron Man della Marvel: lo è nell’aspetto e nei propositi, visto che la sua ultima scommessa pubblica prevede di arrivare su Marte in meno di 10 anni. E non solo con sonde automatiche, ma con un ampio gruppo di pioneri spaziali vogliosi di spendere una fortuna per visitare il più prossimo dei pianeti del Sistema Solare . Grazie ai potenti mezzi, fin qui però ancora da costruire, della sua SpaceX.
Salito sul palco di una conferenza a tema spaziale, lo International Astronautical Congress tenutosi in Messico, Musk ha delineato i suoi progetti per visitare Marte: in sostanza reperire una discreta quantità di fondi ( biglietti a partire da 10 miliardi di dollari per il primo viaggio ), costruire un enorme vettore spaziale in grado di partire e tornare sulla rampa di lancio, creare una navicella in grado di ospitare un centinaio di passeggeri, costituire una serie di avamposti per il rifornimento da qui fino a Giove e poi portare regolarmente e in sicurezza esseri umani a spasso sul pianeta rosso.
Messa così sembra semplice, ma è tutto tranne che banale: il lavoro sul sistema di propulsione di questa nuova generazione è appena iniziato, e i numeri in gioco sono impressionanti . L’attuale Falcon 9, il vettore che fa già la spola con la Stazione Spaziale (pur con qualche difficoltà, visto il recente incidente in rampa di lancio ancora non del tutto chiarito: anche se la causa pare sia da ricercare nel sistema di stivaggio dell’elio liquido), genera una spinta di circa 770mila chilogrammi, il nuovo Raptor in configurazione singola appena 227mila: per portare su Marte l’equipaggio ci vorranno 13 milioni di chilogrammi di spinta, ovviamente combinando assieme un gran numero di Raptor a bordo di un singolo imponente veicolo spaziale.
Sarà alto circa come un palazzo di quaranta piani (in tutto sulla rampa raggiungerà i 122 metri), e decollerà dalla stessa rampa di lancio che ha visto spiccare il volo a missioni prestigiose come l’Apollo 11 : SpaceX si è assicurata l’affitto per 20 anni della rampa 39A di Cape Canaveral, in quello che fino a poco tempo fa era il dominio esclusivo della NASA, ed è da lì che il nuovo “sistema” di volo prenderà il via. Musk parla di “sistema” perché si tratta di un’architettura modulare: c’è ovviamente la navicella che porterà l’equipaggio, c’è il vettore inserito sotto di essa, e c’è un modulo serbatoio. Una volta portata in orbita la navicella il vettore torna a terra, recupera un serbatoio e lo porta in orbita per agganciarlo alla navicella stessa: stesso procedimento ripetuto il numero di volte necessario per garantire abbastanza carburante per portare a termine il viaggio verso Marte. Tutto da riutilizzare centinaia di volte .
Il propellente scelto in questo caso è a base di metano: una scelta legata alla necessità di provvedere allo stesso rifornimento anche su Marte o altrove, procurando il carburante mediante processi chimici basati sui materiali presenti in loco. Il metano può essere ottenuto anche da diversi oggetti che orbitano nel Sistema Solare, compresi gli asteroidi, ed è lì e altrove che SpaceX punta a costruire queste stazioni di servizio presso cui fare rifornimento. Con questo propellente l’obiettivo è raggiungere la velocità di crociera di 100mila chilometri l’ora , così da coprire la distanza tra Terra e Marte in 3 mesi appena.
Il biglietto per il viaggio costerà 10 miliardi di dollari, come detto, almeno per le prime tornate: l’obiettivo è di farlo calare rapidamente fino a 200mila dollari (sola andata?), con intrattenimento di bordo che comprenderà giochi a gravità zero e pizzerie (parola di Musk) per impegnare il tempo. A conti fatti si tratterà comunque di un viaggio costoso: con 50-100 passeggeri il valore dei sedili venduti supererà i 20 milioni di dollari, nella migliore delle ipotesi, ma il percorso per arrivare a questo obiettivo sarà in ogni caso complesso.
Oltre a risolvere i problemi relativi alla sicurezza del vettore, che non sono trascurabili, ci sono poi quelli relativi all’ammartaggio (che non potrà essere realizzato tramite sistemi analoghi a quelli usati per le sonde automatiche fin qui): il peso complessivo del veicolo spaziale, anche nella leggera gravità marziana, sarà imponente e dovrà essere frenato dalla sfrenata velocità a cui viaggia nel cosmo . Si parla esplicitamente di “retrorazzi supersonici” che svolgeranno il compito, ma questa come tutto il resto della tecnologia in gioco è tutta da progettare, sviluppare e sperimentare.
Nonostante questo, gli obiettivi fissati da Musk sul palco sono ambiziosi: secondo il patron di Tesla e SpaceX , le prime sonde automatiche partiranno per Marte già attorno al 2020, sebbene il 2024 come termine per il volo umano sia più una “aspirazione” che un vero obiettivo concreto. Affinchè si riesca davvero a mandare un equipaggio su Marte a bordo di un velivolo SpaceX dovrebbe andare tutto per il meglio d’ora in avanti : bene le missioni in orbita ( a cui è dedicato il 95 per cento della forza lavoro di SpaceX), bene i contratti e gli accordi per fornire sostentamento economico al progetto (Musk ha già chiarito che ci metterà anche soldi propri), benissimo lo sviluppo e il testing dei nuovi componenti.
Da valutare ci sono moltissime incognite: il già citato sistema di atterraggio, l’avionica del nuovo vettore, la comunicazione dalla Terra al velivolo preferibilmente a bassa latenza e in banda larga, la sicurezza del sistema di supporto vitale. E poi bisognerà trovare chi sarà disposto a viaggiare verso la nuova frontiera : Musk punta a creare una vera e propria colonia-avamposto, per la quale tuttavia mancano indicazioni su come garantire l’incolumità degli occupanti visto che su Marte mancano atmosfera e campo magnetico terrestre, che forniscono ampia protezione dai capricci della stella Sole.
Musk ha deciso che SpaceX andrà là dove nessuno è mai giunto prima : per farlo chiede la collaborazione dell’intero pianeta, un po’ come nel libro Contact di Carl Sagan, o come accade appunto nella finzione di Star Trek. Vedremo se questo sogno, questa ambizione di creare la strada ferrata del Sistema Solare che bisogna ammettere essere piuttosto affascinante (e fa appello all’animo pionieristico degli Stati Uniti), sarà destinata a trasformarsi da sogno in realtà. Marte è solo l’inizio , promette Elon Musk.
Luca Annunziata