Richard Gingras, responsabile mondiale di Google News, ha annunciato che l’aggregatore di notizie con la G maiuscola potrebbe rinunciare al mercato spagnolo.
A spingere Mountain View ad accarezzare l’idea di rimuovere il servizio dal paese è naturalmente la modifica alla legge sulla proprietà intellettuale spagnola (cui manca solo l’ultimo passaggio al Senato) ed in particolare l’art. 32.2 che impone il pagamento di un balzello da parte di tutti i siti che linkino a contenuti editoriali giornalistici .
Il tutto si deve ancora concretizzare, ma Google sta cercando di capire cosa il nuovo quadro normativo potrebbe comportare: così Gingras ha incontrato i vertici dell’ Asociaciòn de Editores de Diarios Espanoles (AEDE) per cercare di capire quanto Google dovrebbe retribuire gli editori per avere il diritto a linkare i loro contenuti attraverso il suo aggregatore.
Mountain View, tuttavia, sembra aver decisamente cambiato strategia nei confronti di questo tipo di rivendicazioni di categoria trasformate in legge: non si oppone più strenuamente, ma semplicemente preferisce far pesare la propria assenza.
Così, come già fatto in Germania, dove alle proteste degli editori Google ha risposto realizzando i loro desideri di non comparire più sull’aggregatore (risultato che probabilmente si sarebbe potuto raggiungere anche con un intervento sugli algoritmi, piuttosto che con una causa legale), ora anche in Spagna afferma di esser pronta ad andarsene.
Nel frattempo, comunque, la Grande G resta alla finestra, per apprendere se il Senato, dopo il via libera della commissione istituita per la sua valutazione, darà effettiva luce verde alla nuova normativa, che potrebbe finire per riguarare non solo Mountain View ma anche social network come Facebook e Twitter: non sembrano d’altronde esserci salvaguardie specifiche per i link pubblicati dagli utenti e non direttametne dai gestori di un servizio.
A salvare la situazione potrebbe inoltre essere l’intervento dell’Europa, che però per il momento sembra aver ignorato la questione: secondo i netizen spagnoli raccolti in AUI ( Asociación de Usuarios de Internet ), addirittura, il Governo avrebbe mancato del tutto di avvertire Bruxelles dell’introduzione della nuova normativa (come sarebbe obbligata a fare trattandosi di questo settore). Madrid, comunque, ha risposto di aver “puntualmente informato” la Commissione Europea.
Claudio Tamburrino