Spagna, frattura sul P2P

Spagna, frattura sul P2P

Nel paese iberico i giudici ordinano sequestri e censure di siti BitTorrent, mentre gli economisti avvertono: combattere lo sharing non è solo inutile ma anche sbagliato. Gli utenti e gli artisti ci rimettono, le grandi etichette no
Nel paese iberico i giudici ordinano sequestri e censure di siti BitTorrent, mentre gli economisti avvertono: combattere lo sharing non è solo inutile ma anche sbagliato. Gli utenti e gli artisti ci rimettono, le grandi etichette no

In Spagna regna la confusione sulla questione pirateria digitale: taluni tribunali riaffermano il diritto al download senza scopo di lucro mentre le etichette indie chiamano alla sbarra il governo per supposta negligenza nei confronti di quella che ritengono una pirateria dilagante. In attesa di una nuova normativa in grado di fare chiarezza in materia, la confusione continua, allorché i giudici decretano la chiusura di siti di P2P e gli economisti avvertono: smettetela con questa assurda e controproducente guerra al file sharing.

Sono 16 i siti web che i giudici hanno deciso di chiudere, dopo essersi mossi su impulso di una denuncia fatta dagli studios hollywoodiani (Tristar, Universal, Disney e altri). Stando a quanto sostiene l’industria dei contenuti, dietro i suddetti siti web ci sarebbe una sola persona, vale a dire quel Rafael Mellado già denunciato negli scorsi anni per il suo coinvolgimento con Todotorrente (di cui era amministratore) e la registrazione illegale di pellicole nel buio della sala cinematografica.

Gli studios ritengono sia evidente che i 16 siti venissero utilizzati per “attività criminali”, e la corte ha dato loro ragione ordinando il sequestro non solo dei domini ma anche degli account bancari ed e-mail di Mellado. Il quale, neanche a dirlo, si dichiara innocente ed estraneo ai fatti.

La situazione si fa ingarbugliata quando si apprende che nella faccenda sarebbe coinvolta anche Hostingpac.net , servizio di hosting che sostiene di aver bloccato l’accesso ai siti incriminati dopo aver ricevuto l’accusa non solo di ospitare ma anche di gestire i portali web.

Ma non è solo la giustizia a dover fare i conti con la complessità della rete e le volontà dell’industria dei contenuti, visto che anche gli accademici si interessano della questione file sharing e pirateria attraverso un rapporto pubblicato dal centro di ricerca FEDEA .

La summa della ricerca, opera di due professori di economia, è che spingere il piede sull’acceleratore della guerra alla condivisione fa solo male agli utenti e agli artisti meno noti mentre favorisce i grandi gruppi e gli autori già affermati. Le attuali proposte di riforma legislativa avanzate dal governo spagnolo? Per Pablo Vazquez e Michele Boldrin sarebbero inutili e inefficaci nel contrastare la pirateria, che si potrebbe arginare solo con la riforma del copyright e la riduzione della sua durata e non puntando a stiracchiarlo per prolungarne l’estensione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 mar 2010
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