Un’indagine condotta dall’emittente televisiva spagnola Veo7 ha svelato che in decine di uffici governativi facenti capo a vari ministeri e istitutizioni del governo iberico fluisce impunemente, e illegalmente, una discreta quantità di materiale protetto da copyright.
Musica, film o videogiochi, gli impiegati statali spagnoli non si fanno mancare nulla, anche in virtù dell’attuale legislazione vigente in Spagna, che non punisce i siti attraverso cui tali contenuti vengono scaricati a meno che il il gestore non generi un qualche profitto da questa attività.
Spinto anche dalle pressioni delle major, che avrebbero minacciato di sospendere la distribuzione del loro materiale in quanto la pirateria sarebbe diventata ormai “un tratto caratteristico della cultura spagnola”, il governo potrebbe nei prossimi mesi decidere di modificare il proprio atteggiamento assumendo una linea più dura, come già si era in parte inteso lo scorso dicembre quando il parlamento spagnolo aveva affrontato seriamente la questione della pirateria digitale, ipotizzando un allineamento con Francia e Gran Bretagna.
Qualche mese dopo tuttavia un tribunale di Barcellona aveva ribadito che non è reato radunare link su una pagina Web specificando che “i canali P2P sono semplici strumenti a disposizione degli utenti di Internet per la trasmissione reciproca dei contenuti”. Creare e gestire un sito che raggruppa link a file torrent illegali non è di per sé un reato in Spagna.
Almeno finora. Resta infatti da vedere come la prenderanno le varie lobby del settore e se decideranno di aumentare la pressione su Madrid, che negli ultimi tempi aveva mostrato non poca confusione nella gestione di questo fenomeno.
Giorgio Pontico