e360, un’azienda impegnata nel marketing via mail, aveva denunciato Spamhaus, uno degli osservatori antispam più noti, per averla definita “spammer”. Il giudice gli ha ora accordato 27 mila dollari in danni. Ma in un processo che ha avuto momenti imbarazzati, richieste altalenanti e che non ha mai visto comparire l’azienda antispam.
Nel 2007 l’azienda di Chicago e360, che nel frattempo è stata denunciata per violazione del CAN SPAM Act e che in un caso simile contro Comcast veniva ritratta proprio come spammer, si era vista inserire nella black list stilata da Spamhaus: in conseguenza di ciò circa 3 miliardi delle 6,6 miliardi di email inviate in nome dei suoi clienti erano state bloccate dai service provider. Aveva così deciso di far causa all’osservatore antispam e si era così rivolta ad un tribunale dell’Illinois.
Spamhaus non si è presentata al processo: in qualità di azienda britannica non ha ritenuto di rientrare sotto la giurisdizione statunitense. Questo ha determinato la vittoria a tavolino di e360 e, dal momento che per quanto riguarda i danni il giudice non ha fatto altro che accogliere sulla parola le richieste del querelante, si è vista accordare un risarcimento di 11,7 milioni di dollari . Il giudice rifiutava tuttavia la richiesta di ingiunzione ad operare negli Stati Uniti nei confronti dell’osservatore antispam.
Quando uno studio legale ha deciso di farsi carico gratuitamente del caso in nome di Spamahus e di ricorrere in appello, la vicenda ha assunto i connotati di un siparietto comico nel momento in cui ci si doveva accordare per il risarcimento danni, con David Linhardt, fondatore di e360, ad alzare continuamente la sua richiesta (allettato forse dalla facilità con cui sembrava dargli retta il giudice).
Il giudice si è visto, nell’ordine, sottoporre la richiesta di 135, 122 e infine 30 milioni di dollari . e360, inoltre, non riusciva a rispettare i termini imposti dal giudice allorquando questi chiedeva di portare accanto alle richieste le motivazioni a giustificazione della cifra. Mancava, inoltre, di rispondere esaustivamente e tempestivamente alle domande della difesa e del giudice a tal riguardo.
Il giudice, esasperato da questo atteggiamento, notava quindi che non vi era nessun legame tra richieste e danni subiti, e neanche con le entrate complessive dell’azienda: alla fine gli ha riconosciuto, ridimensionando notevolmente la decisione di prima istanza, 27 mila dollari per uno dei capi di accusa e un altro dollaro simbolico per altre due richieste che riguardavano la diffamazione.
Spamhaus, peraltro, continua a rifiutare la giurisdizione statunitense e non ha intenzione di pagare: degli States, non apprezza affatto, afferma, il sistema legale. Basta vedere – sottolinea – come abbia permesso ad uno spammer come e360 di averla vinta così facilmente.
Claudio Tamburrino