Le sparatorie che nei giorni scorsi hanno visto prese di mira due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, portando alla morte di 50 persone, sono state progettate in modo diventare virali, con tanto di live streaming e manifesto condiviso sulla message board 8chan così come Facebook. Anche per questo motivo il social network ha deciso di assumere una posizione dura nei confronti dei contenuti relativi alla strage.
Facebook sulla sparatoria in Nuova Zelanda
1,5 milioni di video eliminati dalla piattaforma nelle 24 ore successive ai tragici eventi. Di questi, 1,2 milioni sono quelli bloccati in fase di upload in modo del tutto automatico dagli algoritmi. La conferma arriva dal profilo ufficiale Newsroom su Twitter, con il post riportato qui sotto. L’azienda ha inoltre immediatamente cancellato gli account Facebook e Instagram degli attentatori, in seguito all’esplicita richiesta da parte delle autorità. Queste le parole della portavoce Mia Garlick.
Continuiamo a lavorare senza sosta per rimuovere i contenuti ritenuti in violazione, impiegando un mix fra tecnologia e persone, nel rispetto di coloro colpiti da questa tragedia e in considerazione delle preoccupazioni espresse dalle autorità locali, eliminando anche tutte le versioni modificate del video che non contengono elementi grafici.
In the first 24 hours we removed 1.5 million videos of the attack globally, of which over 1.2 million were blocked at upload…
— Meta Newsroom (@MetaNewsroom) March 17, 2019
In seguito alla strage il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern ha chiesto un incontro con i vertici di Facebook per discutere delle modalità offerte agli utenti per effettuare i live streaming. Sulla questione è intervenuto anche il leader laburista britannico Jeremy Corbyn, auspicando che le piattaforme social si attrezzino in modo adeguato per essere in grado di reagire più rapidamente in situazioni di questo tipo.
Nonostante gli sforzi profusi da FB, YouTube e dagli altri big del mondo online, ancora oggi non risulta difficile trovare il video di quanto accaduto a Christchurch, con una semplice query data in pasto a un motore di ricerca. Tra coloro che lo ospitano, anche nella sua versione integrale e non censurata, figurano siti di informazione, forum e cyberlocker.