Grazie alla gentile concessione di Matteo Miavaldi , siamo in grado di pubblicare una traduzione della lettera aperta indirizzata a Google e al governo di Pechino da parte di alcuni netizen cinesi.
Si tratta di un documento utile ad approfondire la complessa questione della censura dei contenuti presenti in Rete da parte del paese asiatico, che assume maggior peso dopo la decisione di Mountain View di cessare le proprie attività sul dominio google.cn in seguito ai presunti attacchi informatici subiti lo scorso gennaio.
Lettera aperta degli internauti cinesi destinata al governo e a Google
Marzo 2010
Uffici competenti del governo cinese, Google:
A partire dalla dichiarazione di Google del 12 gennaio 2010, sono sorte tra il governo cinese e Google alcune controversie rispetto alla permanenza di Google in Cina, ad oggi ancora irrisolte:
– considerando che né il governo cinese né Google hanno pensato di prendere in considerazione le opinioni degli internauti cinesi;
– considerando che nonostante le importanti conseguenze che l’esito di questa disputa causerà, la gente, in particolar modo gli internauti cinesi, non sono stati sufficientemente informati sullo sviluppo dei fatti, impedendo così di potersi fare un’opinione ponderata;
– considerando che qualsiasi sarà la conclusione, saranno gli ambienti della ricerca scientifica, dell’impresa, dell’istruzione, gli studenti, i media e gli internauti cinesi a subirne le conseguenze;
– considerando che noi internauti, rispetto a questi fatti, abbiamo le nostre opinioni e le nostre domande, sperando che il governo cinese e Google possano trovare un accordo.
Noi, in rappresentanza dell’87.53 per cento degli internauti cinesi, pubblichiamo questa lettera aperta per esprimere la nostra posizione.
Cominciamo analizzando la storia delle attività di Google in Cina. La prima volta che il governo cinese ha bloccato il motore di ricerca di Google è stata nel settembre del 2002. All’epoca, la protesta che molti internauti specializzati ( “appartenenti all’industria tecnologica”, ndT ) sollevarono portò a risultati positivi, poiché il governo riteneva importante l’apporto tecnologico dei motori di ricerca allo sviluppo tecnologico cinese.
In seguito, nel febbraio 2007, il popolo di Internet indirizzò ai fondatori di Google una lettera, sapendo che in seguito ad attacchi di hacker, Google non aveva più intenzione di sottostare alle condizioni stipulate col governo cinese, cioè di filtrare i motori di ricerca, e stava riconsiderando la propria permanenza in territorio cinese.
Infatti dal 2005, Google ha ufficialmente stabilito in territorio cinese un centro di ricerca e una sua filiale, ha inaugurato il sito web Google.cn ed ha iniziato a fornire una parte dei servizi web offerti da Google, censurando una serie di fatti di pubblico interesse come il caso Yilishen ( un caso di truffa architettato da una industria farmaceutica cinese con presunte connivenze governative, ndT ), la chiusura di Gongmeng ( una ONG cinese che si occupava di diritti umani, ndT ), lo scandalo Sanlu del latte in polvere avvelenato, e applicando i filtri ai risultati di ricerca per molti altri incidenti.
Inoltre, ha sottoposto al filtraggio anche le ricerche dei nomi di molti leader cinesi o dei loro famigliari, facendo infuriare la gente, cui non era permesso accedere a nessun tipo di informazione. Bloccare nomi come “xuzhiyong” ( un sito internet di dissidenti cinesi, ndT ), può anche rappresentare una violazione della legge americana; alcuni amici dagli Stati Uniti ce ne hanno dato conferma, dando inoltre il via a cause legali in quella sede.
Ciò che ci fa più dispiacere è che, da sempre, Google non ha spiegato secondo quali clausole legali applichi l’autocensura, né ha mai spiegato chiaramente se queste derivino da un accordo stipulato col governo. Google ha rifiutato di mantenere aperta una comunicazione pubblica ed ufficiale, spiegando in modo trasparente la natura dei metodi e delle regolamentazioni di questa censura.
Questo modo di agire è evidentemente in contrasto con le leggi cinesi; questo comportamento arrogante ed ambiguo indigna tutti noi, utenti che utilizzano Internet per la ricerca scientifica, attività commerciali e scambi internazionali.
In molti abbiamo iniziato ad utilizzare Google.com, avendo Google China perso gran parte della fiducia riposta da noi utenti. Nonostante molte società tecnologiche cinesi utilizzino ancora il motore di ricerca di Google per ottenere consulenze tecnologiche e prendere parte alle conquiste tecnologiche mondiali, un motore di ricerca autocensurato come google.cn non ha ovviamente motivo di continuare ad esistere.
Dalla prima dichiarazione di Google, passando per i conseguenti problemi relativi a Google China e all’inizio del negoziato col governo cinese, fino ad oggi (20 marzo) entrambe le parti hanno condotto negoziati a riflettori spenti, escludendo di fatto 300 milioni di internauti dal processo decisionale. Google è una multinazionale con sede negli Stati Uniti, deve rispondere del suo operato ai propri azionisti e ovviamente ha il diritto di ritirarsi da qualsiasi mercato, di prendere qualsiasi decisione inerente al proprio statuto aziendale.
Ma quello che noi vogliamo sottolineare è che noi siamo utenti di Google che già hanno beneficiato dei suoi servizi gratuiti, arricchendo Google tramite gli introiti pubblicitari. Le nostre richieste e le nostre necessità sono il motore dell’innovazione di Google: la nostra presenza non è insignificante! Quindi ci aspettiamo da Google, una volta per tutte, delle spiegazioni esaurienti. Ed anche il governo cinese, essendo la struttura responsabile dei servizi forniti alla popolazione cinese, ha il dovere di aprire il dialogo con noi e di discutere con noi i contenuti della trattativa, considerando anche la nostra opinione ed operando in modo trasparente.
Con questa lettera, trattandosi di una questione che influenzerà a lungo termine la situazione della Rete in Cina, vogliamo esprimere la nostra opinione, perseguire la cooperazione tra il governo cinese e Google ed aiutarli a risolvere la loro disputa. Ci chiediamo, ad esempio:
– Google ha mantenuto fede alla legge cinese che prevede la censura di materiale pornografico, violento o riguardante il gioco d’azzardo?
– Come sono state comunicati a Google i termini governativi della censura? Da che ministero? Secondo quale iter legale? C’era la possibilità di correggere eventuali errori di censura o di aprire dei canali di comunicazione col governo?
– Secondo il governo, quali erano gli argomenti che Google doveva censurare? A parte sesso, violenza e gioco d’azzardo, c’era dell’altro? Secondo quali criteri si è deciso di applicare la censura per casi quali i disastri nelle miniere, bambini schiavizzati nelle fornaci per mattoni, Yilishen, sfratti violenti, il caso del latte in polvere Sanlu, Deng Yujiao, il sequestro di un registratore di un giornalista da parte di un governatore, lo scandalo dei vaccini in Shanxi ed altri incidenti? Non possiamo accettare la violazione del diritto all’informazione.
– Quando si tratta di attività riguardanti leader di governo e ministri che violano le leggi della nostra costituzione, è necessario applicare questa censura incostituzionale?
– Perché l’industria di Internet, incluso Google, Baidu e le altre compagnie, non accetta la supervisione pubblica e non risolve i problemi dei contenuti di Internet in maniera aperta e trasparente, includendo la cooperazione con un organo indipendente formato dai cittadini?
– Qual è la situazione dei colloqui tra Google e il governo cinese? Quali problematche sono state discusse? Perché le posizioni di entrambe le parti non possono essere rivelate al pubblico?
– Se Google China chiudesse, o se la Cina continuasse a bloccare altri servizi di Google, il governo cinese ha considerato come il blocco imposto sui siti stranieri e la censura domestica dei siti web violino il diritto dei cittadini cinesi ad essere informati correttamente rispetto a tematiche come la scienza, l’educazione, l’ambiente e le energie pulite? Come pensano di compensare una perdita del genere?
Questo è ciò che si chiedono molti utenti.
Noi siamo d’accordo con l’applicazione della censura ad Internet, che sia questa applicata a Google o ad altri motori di ricerca stranieri. Chiediamo però che sia applicata secondo questi punti:
– che venga promulgata una legge chiara, che non sia incostituzionale o in conflitto con altre leggi cinesi, in materia di censura. Un’idea di censura vaga ed ambigua potrebbe portare alcune persone e alcune aziende ad applicare un’autocensura illegale secondo i criteri della legge cinese vigente;
– che sia vietata la censura preventiva e che non venga violato il diritto costituzionale alla libertà di espressione;
– le procedure devono essere trasparenti, si dovrebbe istituire un dipartimento apposito per regolare la censura, non facendo riferimento ad un vago ed introvabile “dipartimento competente”;
– che sia istituito uno spazio per il dialogo e gli eventuali reclami, così che in caso di censura illegale, le persone o le aziende possano esprimersi ed eventualmente appellarsi per vie legali;
– la censura non deve nascondere al popolo informazioni in materia di servizi pubblici, opinione, istruzione, ricerca scientifica, notizie ed operazioni commerciali.
Ovviamente, noi utenti non siamo solo un numero, ma rappresentiamo un’entità intelligente, conscia del proprio potere; ogni comunità di internauti nel mondo ha diritto all’accesso all’informazione ed alle conoscenze dell’umanità. Non vogliamo che Google ed il nostro governo prendano accordi in forma privata, negandoci la verità ed il diritto di costruire tutti assieme un futuro migliore.
Siamo convinti che il governo, Google e gran parte dei 300 milioni di utenti cinesi, collaborando tutti assieme possano facilmente risolvere il caso Google China, facendo il bene di tutti: del governo, dell’azienda e della gente.
Traduzione a cura di Matteo Miavaldi