Il 15 settembre arriverà sul mercato la tanto discussa “bacchetta magica” della PlayStation 3. Un controller di movimento pensato per variare l’offerta della console, che consente di mimare le azioni in piedi davanti alla TV invece di premere i soliti pulsanti, con la garanzia di una risposta su schermo 1:1 e una qualità grafica superiore a quella di un noto rivale. Sappiamo che Sony Computer Entertainment non ama troppo i paragoni con la macchina che ha fatto esplodere la moda del “gioco movimentato”, ma il confronto con la Wii, partito fin dall’annuncio del PlayStation Move, resta inevitabile e la sensazione di déjà-vu torna prepotentemente a galla non appena si impugna il controller a forma di telecomando TV.
Molto più anatomico e affusolato di quello Nintendo, pensato per essere impugnato tranquillamente sia dai destrorsi che dai mancini, il motion controller Sony risulta ben bilanciato anche nel peso, nonostante la presenza del rumble interno che si occupa di far “sentire” i movimenti con la vibrazione. I materiali usati per la sua costruzione appaiono di buona fattura, e non lo rendono né troppo massiccio, né troppo delicato. L’unico dubbio riguarda forse la resistenza della plasticosa “lampadina” in punta, in caso di accidentale collisione con la mobilia del salotto.
Anche se la filosofia del motion controller cerca di utilizzare meno tasti possibile, la periferica Sony incorpora tutti i pulsanti PlayStation storici (Cerchio, Quadrato, Triangolo, Ics, Select e Start). Probabilmente non verranno sfruttati molto dai giochi scritti appositamente per il Move, ma restano comunque a portata di pollice. I tasti più comodi da raggiungere sono, giustamente, anche i più importanti: l’immancabile grilletto inferiore, usato per simulare la stretta di mano e agguantare oggetti 3D, e l’inedito tasto funzione con il logo del Move, dedicato prevalentemente alla navigazione dei menù.
Non abbiamo avuto (ancora) il piacere di provarlo, ma per dovere di cronaca bisogna ricordare che l’offerta Move include anche un controller secondario, un surrogato del pad classico (sempre senza fili e sempre ricaricabile) con tanto di levetta analogica e tasti direzionali. Accessorio extra, tecnologicamente più limitato, che strizza l’occhio al Nunckuk della Wii e che entrerà in gioco solamente nei titoli “ibridi”, affezionati alla giocabilità vecchio stampo.
Il fulcro dell’operazione Move resta comunque il controller di movimento principale. Anzi, l’unica sensazione veramente nuova restituita dal gameplay del PlayStation Move è legata alla possibilità, esclusiva, di poter utilizzare contemporaneamente due di queste “bacchette magiche”, altrettanto precise, per giocare a beach-volley con due mani indipendenti, suonare un violino virtuale o combattere utilizzando la spada e lo scudo. Il multiplayer prevede inoltre la possibilità di connettere alla console un massimo di 6 periferiche. Per gestire la situazione, la potenza di calcolo della PlayStation 3 lavora a braccetto con un giroscopio a 3 assi, un accelerometro a 3 assi e un sensore per il rilevamento dei campi magnetici terrestri. Il flusso dati tra controller e console viaggia tramite Bluetooth, ma è la telecamera PlayStation Eye, posizionabile a piacimento sopra o sotto la TV, ad occuparsi del tracking 3D che serve a far “ambientare” il Move. Nel comunicare con il sensore sferico auto-illuminato inserito sulla punta della bacchetta magica, la telecamera utilizza un metodo molto simile al “motion capture” usato per gli effetti speciali cinematografici. I sensori che calcolano solamente l’inerzia tendono ad essere limitati, perché non consentono di gestire molte informazioni, ma grazie a questo mix vincente Sony ha aggirato il problema. E nonostante l’affollamento di tecniche e periferiche, configurare il sistema resta un gioco da ragazzi.
La pallina posta sulla punta del controller cambia colore, per distinguere i vari giocatori presenti nella stanza e lampeggia per sottolineare momenti clou dell’azione. Il led rosso sulla coda del motion controller tiene invece sotto controllo i parametri vitali della batteria e segnala che l’accessorio è acceso. Un auto-spegnimento temporizzato si preoccupa di non far scaricare la batteria interna agli ioni di litio, che regge circa 8 ore. Per ricaricarla, si usa lo stesso cavetto USB dei joypad PS3 ma, ovviamente, con il controller tenuto al lazo viene a mancare un po’ di libertà. A proposito di cappi, ricordiamo che la confezione include il classico laccetto di sicurezza da stringere al polso.
La qualità della programmazione varia ovviamente da gioco a gioco, ma in linea di massima possiamo confermare che il controller non perde colpi. Prima di ogni partita, del resto, i titoli Move esigono un ulteriore test che spende un paio di secondi nella calibrazione per ricontrollare la distanza del soggetto dalla televisione e stabilire l’ampiezza dei movimenti. Tutto questo perfezionismo si traduce una precisione notevole che riproduce quasi istantaneamente anche il più millimetrico degli spostamenti. Il ritardo, inferiore a un fotogramma, è nella maggior parte dei casi impercettibile. Il pericolo “lag” è quindi scongiurato.
Il sensore posto sulla punta del Move si comporta benone anche in situazioni di scarsa luminosità, traguardo impensabile per la precedente tecnologia Eye Toy. Il sistema, che usa la telecamera USB per tracciare il controller nelle tre dimensioni, sembra piuttosto temere lo scenario opposto. Giocando in un ambiente dove i raggi solari entrano da una finestra alle spalle del giocatore, il globo incandescente diventa infatti parzialmente slavato agli occhi dell’obbiettivo, che faticherà maggiormente a distinguerlo dallo sfondo. Il problema è probabilmente legato a doppio filo con la traballante qualità della PlayStation Eye, equipaggiata con sensori limitati da una risoluzione massima di 640 X 480 e gamma dinamica ridotta, incapace di fronteggiare con la nitidezza necessaria le situazioni più critiche.
L’occhio ufficiale della PS3 propone una lente zoom regolabile, un microfono che riduce i rumori di fondo e una velocità di fotogramma superiore, rispetto a quella della vecchia camera usata da Eye Toy su PlayStation 2. Dato che il suo campo visivo sfiora gli 80 gradi, due giocatori possono entrare tranquillamente nel suo raggio d’azione, e la distanza massima per una mappatura corretta, tre metri, risulta più che sufficiente. Ma la PlayStation Eye, a differenza del Move, resta comunque hardware del 2007. Specchiarsi in un grande schermo TV HD, feature dei titoli casual gamer che propongono l’esperienza della “realtà aumentata”, e ritrovarsi ancora a fare i conti con immagini polverose, rovina un po’ la magia. Specie considerando l’era tecnologica in cui si colloca la console Sony e quello che il Move a conti fatti rappresenta: una Wii in alta definizione.
A livello prettamente hardware, diciamo quindi che PlayStation Move non ha reinventato la ruota, anche se il perfezionamento raggiunto da Sony sulla precisione del controllo di movimento resta certamente impressionante. Il potenziale tecnologico c’è, ma il valore sul campo andrà dimostrato con un supporto software all’altezza delle aspettative.
Il bundle in arrivo sugli scaffali prevede intanto PlayStation Move, PlayStation Eye e starter disc a 59,99 euro. Il controller principale sarà disponibile anche singolarmente a 39,99 euro. Il navigation controller secondario e la telecamera PlayStation Eye verranno invece venduti a 29,99 euro ciascuno.
Roberto Pulito