Dresda – La pubblicazione semestrale della classifica dei supercomputer più potenti al mondo, stilata dall’organizzazione non profit Top500.org , è un appuntamento seguito sempre più da vicino anche dai non addetti ai lavori. Gli spunti di interesse sono infatti molti, a partire dalla velocità con cui evolvono i più importanti sistemi di calcolo al mondo, per finire alle marche e alle architetture più diffuse in questo settore.
L’ ultima edizione della classifica, che quest’anno compie 13 anni, vede ancora il dominio incontrastato di IBM : come nella scorsa edizione , il gigante di Armonk controlla infatti le tre posizioni di testa, dove si trovano due sistemi Blue Gene/L e un sistema ASC Purple.
Il Blue Gene/L dei record , che guida la Top500 ormai da tre edizioni, è quello installato presso il Lawrence Livermore National Laboratory del Dipartimento dell’Energia americano: formato da oltre 131.000 processori, la sua massima performance è di circa 280 teraflops (o migliaia di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo).
Oltre ai tre già citati, IBM ha piazzato nelle prime dieci posizioni il supercomputer Blue Gene/L installato presso lo Juelich Laboratory tedesco, che con una una performance di circa 37 TFlops ha conquistato l’ottavo posto. Degno di menzione anche il debutto in quindicesima posizione del BladeCenter JS21 , un sistema da 15 TFlops installato presso l’Università dell’Indiana, negli Stati Uniti.
Rispetto alla lista dello scorso anno, i sistemi Blue Gene sono passati da 19 a 24 , segno che questi monster di calcolo si stanno affermando anche commercialmente.
Il Columbia di Silicon Graphics si conferma in quarta posizione con i suoi 51 TFlops, mentre al quinto posto troviamo una delle poche new entry delle prime posizioni: il Tera 10 di Bull , installato presso il Commissariat a l’Energie Atomique (CEA) francese.
Questo sistemone non solo rappresenta il più potente computer basato su processori Itanium 2, ma stabilisce anche il nuovo primato europeo di supercalcolo : un primato che porta anche la firma di un’ azienda italiana , Alenia Aeronautica , che attraverso la propria società Quadrics ha fornito la rete ad alta velocità che collega i vari nodi del Tera 10.
A chiudere le posizioni di testa di trovano il grid cluster Tsubame , sviluppato congiuntamente da NEC e Sun , e due vecchie conoscenze: il Red Storm di Cray e l’ Earth Simulator di NEC. Questi tre sistemi si sono rispettivamente piazzati al settimo, nono e decimo posto con performance che vanno da 38,1 a 35,8 TFlops. Il Tsubame si fa notare per essere il più potente supercomputer giapponese e il meglio piazzato tra quelli con processori Opteron.
Scivola in 11esima posizione MareNostrum , il cluster di IBM in forza al Barcelona Supercomputer Center che lo scorso anno si era aggiudicato il trofeo di più veloce d’Europa.
Ed ora alcuni dei dati più interessanti che emergono dalla nuova edizione della Top500.
Il produttore che conta il maggior numero di sistemi in classifica è IBM, col 48,6%, seguita a ruota da HP con il 30,8%: nessun’altra azienda supera una quota del 5%.
I processori più utilizzati sono quelli di Intel , che si trovano al cuore di 301 dei 500 supercomputer in lista: 118 di questi includono già la tecnologia a 64 bit EM64T. Dei restanti sistemi, 81 usano gli Opteron di AMD : un risultato di tutto rispetto se si pensa che solo un anno fa i cluster basati su questi chip erano solo 25. A questo proposito sarà interessante vedere se i nuovi Xeon 5100 di Intel riusciranno a rallentare, o addirittura fermare, la corsa di AMD nel settore dell’high performance computing.
L’architettura attualmente più diffusa nei sistemi di supercalcolo è quella a cluster, utilizzata da 365 macchine, di cui 255 basate su connessioni Gigabit Ethernet.
Per quanto riguarda le nazioni “in lotta” , gli Stati Uniti continuano a dominare la classifica con 298 sistemi, seguiti da Asia (93) ed Europa (83). Particolarmente preoccupante la performance del Vecchio Continente che, benché abbia avuto il merito di piazzare un supercomputer in quinta posizione, rispetto a sei mesi fa ha perso ben 17 sistemi, cedendo così il secondo posto ad un’Asia sempre più rampante.