A partire dal 1 gennaio 2019 in Italia diventa obbligatoria la Fattura Elettronica: così come già in auge per le aziende che intrattengono rapporti con la Pubblica Amministrazione, ora anche in ambito B2B (ossia tra aziende e professionisti) la fattura elettronica diventa il nuovo standard.
La digitalizzazione dei processi di fatturazione ha richiesto molti anni di studio per lo sviluppo di soluzioni e normative utili ad adottare il nuovo sistema in sostituzione dei tradizionali modelli cartacei, ma il passaggio si rivela ora cruciale per perpetrare un reale sforzo nella lotta all’evasione fiscale.
Con il 2019, insomma, la fatturazione elettronica è realtà: l’Italia, pur tra mille problemi, fa un passo avanti nella direzione di una gestione più digitale della contabilità, del rapporto tra le aziende e del rapporto tra aziende e Agenzia delle Entrate.
Chi la deve emettere
I soggetti sui quali ricade l’obbligo di fattura elettronica tra privati a partire dal 1 gennaio 2019 sono tutti i professionisti, le aziende e le partite IVA, salvo le entità contemplate da specifiche esclusioni. Tra queste ultime ricadono ad esempio le partite IVA in regime forfettario (platea destinata ad ampliarsi a seguito delle nuove azioni del Governo), tutti coloro i quali agiscono all’interno del regime dei Minimi, nonché coloro i quali già emettono scontrini fiscali (per i quali l’obbligo scatterà più avanti nel tempo). Esclusi inoltre le ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche) con bilancio al di sotto dei 65 mila euro ed altre categorie specifiche, all’interno di un quadro della situazione che rimane estremamente fluido ed in evoluzione.
L’obbligo di fattura elettronica, introdotto dalla Legge di Bilancio 2018, vale sia nel caso in cui la cessione del bene o la prestazione di servizio è effettuata tra due operatori Iva (operazioni B2B, cioè Business to Business), sia nel caso in cui la cessione/prestazione è effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale (operazioni B2C, cioè Business to Consumer)
Tutte le regole relative a emissione, trasmissione, ricezione e conservazione delle fatture elettroniche sono contenute all’interno del provvedimento 89757 del 30 aprile 2018.
Cosa cambia
A differenza del sistema tradizionale di fatturazione per via cartacea, il nuovo sistema opera all’interno di un nuovo canale denominato “Sistema di Interscambio” (SdI) che:
- “verifica se la fattura contiene almeno i dati obbligatori ai fini fiscali nonché l’indirizzo telematico al quale il cliente desidera che venga recapitata la fattura”;
- “controlla che la partita Iva del fornitore (c.d. cedente/prestatore) e la partita Iva ovvero il Codice Fiscale del cliente (c.d. cessionario/committente) siano esistenti”.
Una volta effettuati o controlli necessari, e validato pertanto l’intero processo, la fattura può passare dal mittente al destinatario con tanto di certificazione dell’avvenuto scambio. Il risparmio in termini di consumo di carta e conservazione fisica dei documenti è soltanto uno dei fattori evolutivi che la fattura elettronica consentirà di abilitare, poiché in realtà i passi avanti saranno molti di più e ancor più sostanziali soprattutto per il sistema paese. Tra gli altri vantaggi vanno infatti annoverati altresì il miglioramento dei processi di contabilizzazione dei dati (costi minori e minori margini di errore in fase di compilazione); maggior efficienza nei rapporti tra clienti e fornitori; viene meno l’obbligo di tenere registri IVA per chi opera in contabilità semplificata; risparmi oggettivi in termini di marche da bollo oggi applicate nell’emissione cartacea; facile gestione e reperimento di fatture precedentemente emesse.
I vantaggi sono quelli intrinseci della digitalizzazione, insomma, e la complessità è quella che si sconta nel passaggio: una sorta di investimento necessario in attesa di raccogliere sulla strada i vantaggi che ogni singolo giorno il nuovo processo disseminerà tra le maglie della burocrazia in atto tra uffici, Fisco, aziende e PA.
Cosa serve
Per emettere fattura elettronica sono sufficienti:
- pc, tablet o smartphone con i quali accedere per via digitale agli strumenti software scelti per la compilazione della e-fattura;
- un software o un servizio online che consenta la compilazione nel formato XML previsto dall’apposito provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.
I software ed i servizi disponibili sono molti, ognuno con caratteristiche e prezzi differenti, ma l’Agenzia delle Entrate ha predisposto altresì un’offerta propria che potesse fungere da standard per l’intero mercato e che consenta di emettere fatture elettroniche gratis. L’offerta si divide in tre opzioni:
- una procedura web, utilizzabile accedendo al portale “Fatture e Corrispettivi” del sito internet dell’Agenzia (per l’uso di tale procedura occorre disporre di una connessione in rete);
- un software scaricabile su PC (tale procedura può essere utilizzata anche senza essere connessi in rete);
- un’App per tablet e smartphone, denominata Fatturae, scaricabile dagli store Android o Apple (per l’uso di tale procedura occorre disporre di una connessione in rete).
Ma il Fisco mette le mani avanti: tali strumenti sono semplici e pensati per “gli operatori che emettono un numero contenuto di fatture e sono soliti predisporle con gli usuali programmi di videoscrittura”. Per una gestione più sofisticata delle fatture e dei processi di emissione si consiglia pertanto tacitamente l’affidamento a tool più ricchi e funzionali.
Fattura Elettronica e carburanti
Con l’arrivo della fattura elettronica va definitivamente in archivio la scheda carburanti. D’ora innanzi, infatti, ogni transazione dovrà essere tracciabile, escludendo quindi il contante dal processo, ed il gestore dovrà procedere con l’emissione di fattura elettronica. Questa novità implica due conseguenze di grande importanza.
La prima è un nuovo equilibrio tra i pagamenti cash e cashless, cosa che ha portato sul piede di guerra i gestori che ritengono di essere vessati da costi eccessivi e da eccessive ritenute da parte di chi gestisce la transazione tramite carte di credito. La minaccia dello sciopero è stato l’apice di uno scontro che, a seguito delle prescrizioni della Manovra 2018, ha alimentato forti e mai sopite tensioni.
La seconda è uno spostamento progressivo verso l’uso delle app (quale ad esempio “Eni Station Partite IVA“), le quali mediano l’erogazione del carburante ed il pagamento facilitando il processo ed automatizzando la consegna della fattura elettronica.
Il mondo dei carburanti è pertanto uno tra quelli che più rapidamente e con maggior incisività ha subito sperimentato l’impatto con la fatturazione elettronica, creando forti tensioni tra le associazioni dei gestori e qualche grattacapo a quanti, titolari di Partita IVA, hanno dovuto cambiare le proprie abitudini per contabilizzare i consumi da portare in detrazione.