Ci sono dei periodi in cui si procede a capo chino in un panorama tetro, cupo e foriero di cattivi auspici. Improvvisamente, senza nessun preavviso, può succedere qualcosa che non c’entra assolutamente niente, ma che ti dà l’occasione di alzare la testa e vedere le cose da un punto di vista diverso, più alto, positivo, bello.
È successo a Cassandra qualche giorno fa, mentre alla fine di una dura giornata di ufficio, sul divano e con il fido portatile sulle ginocchia stava cercando un momento di relax davanti alla televisione, che a quell’ora offre cose meno ordinarie del solito.
Si è così imbattuta nel finale dell’episodio ” Dinosauri su un’astronave ” della settima serie moderna di ” Doctor Who “, l’immortale saga inglese di telefilm sospesi tra fantasy e fantascienza, che per qualche strano motivo non è mai stata citata in queste righe, dove pure le citazioni di questo genere abbondano.
Comunque sia, nel finale dell’episodio Brian, il classico duro ma col cuore d’oro eroe all’americana, in quella puntata occasionale compagno del Dottore, dopo aver sconfitto al suo fianco i cattivi si concede un momento di relax. Con il Tardis sospeso nello spazio sopra il globo azzurro della Terra, Brian si siede sul gradino di ingresso con le gambe penzoloni nel nulla, e mentre ammira lo spazio ed il globo azzurro sotto di sé ed addenta il suo meritato panino, vive un momento di qualcosa più che relax. È un momento di serenità e di poesia. Ammira lo stesso mondo in cui viviamo noi, in cui regnano cinismo, totalitarismo, fame e malattie evitabili, guerre e tante altre cose così note da non suscitare neppure più orrore. Eppure, nella sua prosaicità, ammirare il Pianeta mangiando un tramezzino è senza dubbio una scena meravigliosa: per gli amanti del genere addirittura poetica.
Ed il parallelo mi è scattato all’improvviso.
Non ho amici Dottori e non sono un duro eroe all’americana, ma anche io, pur senza panino, mi stavo rilassando seduto sull’orlo dello spazio. Seduto non sul Tardis ma sul divano, non tra Terra e Luna, ma tra zeri ed uni: il gradino era lo schermo del mio portatile e lo spazio era il cyberspazio.
Su quello schermo stavo leggendo notizie “brutte”, legate al Datagate ed all’AGCOM, ed era quel cyberspazio dove totalitarismi e sanguisughe cibernetiche la stanno facendo da padroni.
Eppure ero nella stessa situazione: attraverso gli usuali 13.3 pollici dello schermo ero anche io sospeso di fronte alla Rete, una cosa meravigliosa anche se tutt’altro che buona o pura, proprio come il nostro Pianeta sospeso nello spazio.
Già, la Rete… Rewind mentale fino al 1977, avanti veloce fino ad oggi…
Splendore. Pura poesia
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
Cassandra Crossing/ Scuola formazione e pensiero