Una situazione piacevolissima, come quella di un pranzo tra compagni di liceo, dove un gruppo di quasi sessantenni si conta i capelli non bianchi e disquisisce di pensioni, è contemporaneamente fatta anche di adolescenti del tempo che fu, che gli occhi della memoria ancora vedono e sovrappongono in una versione “biologica” della realtà aumentata.
E siccome alcuni hanno deciso di riprodursi, una dozzina di liceali d’annata si sono trovati in convivio insieme a tre bambini di 8, 4 e 3 anni, a cui è stata preparata apposita tavola a parte. Cassandra si è lasciata tentare da vecchi ricordi fotoamatoriali, e senza farsi intimidire dalla presenza di un Maestro del settore, si è portata la sua dignitosa macchina fotografica, di quelle che somigliano ancora alle reflex di quando si usava la pellicola e non le schede di memoria. Così, ogni due per tre, ogni scusa era buona per fare un agguato fotografico a chi preparava il pranzo, al nuovo arrivato che entrava, per cogliere un’espressione diversa in un tratto familiare.
I teleobiettivi e la compensazione di movimento aiutano molto in questi piccoli divertissement .
“Cassandra è proprio andata fuori tema stavolta”, diranno i 24 increduli lettori.
Tranquillizzatevi, la lunga introduzione serve solo per descrivere uno stato d’animo che è indispensabile per capire il finale di questi “Spiccioli”.
Ed ecco che durante un giro di foto ai bambini avviene il fattaccio, anzi, il miracolo.
Dopo aver scattato, su richiesta del quattrenne interessato, una foto ad un aggeggio rosso che sembrava un incrocio tra un robot ed una astronave fatta con i Lego, decido di fare un ritratto all’orgoglioso padrone, presente il di lui genitore.
Immediatamente il piccolo, forse in un accesso di timidezza, si gira e si nasconde la faccia tra le mani: “No, NOOO!”.
Abbasso immediatamente la macchina fotografica quasi fosse un’arma, perché la Forza della Privacy, anche dei bimbi, è potente in Cassandra, e faccio per andarmene.
Interviene il babbo in mio soccorso: “Ma su, dai, ti fa una foto, perché non ti vuoi far fotografare?”.
Il Bimbo (e la maiuscola ci vuole) si scopre a metà il viso per indicarmi con il dito e mi apostrofa: “Non voglio perché poi la pubblica su Facebook!”.
Sia io che il babbo ci siamo messi a ridere: io ho giurato e spergiurato che non l’avrei fatto né oggi ne mai, perché non uso Facebook e perché la mia religione me lo avrebbe comunque vietato.
Potete immaginare come si è aperto il cuore di Cassandra?
Non credo.
Caro Bambino, a quattro anni forse ci sei già arrivato da solo, ed hai comunque dato una preziosa lezione ai presenti.
Certo, la tentazione di illudersi è forte, ma chissà che non ci sia davvero una speranza per il futuro.
Forse voi bambini, nativi digitali ormai di seconda generazione, pur essendo “marziani” apprezzerete ancora cose come privacy ed intimità, dentro e fuori la Rete, in un mondo dove “dentro” e “fuori” saranno sempre più indistinti.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
L’archivio di Cassandra/ Scuola formazione e pensiero