Cassandra sapeva perfettamente che la maledizione di Apollo la condannava a non essere mai creduta: mi piace pensare che fosse una ragazza coraggiosa al limite della cocciutaggine, e quindi che dopo aver diffidato a far entrare quel cavallo di legno, abbia continuato per tutta la sera e la notte a ripetere il suo avvertimento.
Brava ragazza, almeno ci ha provato fino in fondo.
Qui Cassandra ha spesso tuonato riguardo ai progressi della robotica e degli algoritmi software applicati a settori particolari, in particolare quello degli degli armamenti , del tecnocontrollo sociale e delle applicazioni “commerciali”, in particolare quelle legate all’elettronica di consumo.
Il personaggio cinematografico di ED-205 (“Robocop” – Paul Verhoeven) e la sua ascesa e caduta nella sceneggiatura non devono trarre in inganno: le armi intelligenti ed autonome, che non è altro che un modo politically correct di chiamare i “robot assassini”, sono qui tra noi per restare. Anche le applicazioni di tecnologie informatiche al controllo sociale sono da tempo tra noi; senza scomodare le nuove tecnologie la potenza già alta dell’analisi dei file di log e dei dati di cella è stata surclassata dall’analisi comportamentale e di relazioni messa a disposizione dalle comunità sociali.
Ma oggi per cambiare niente tuoni, solo alcune considerazioni pensando a voce alta.
Ha ancora un senso guardare agli oggetti che ci circondano come facevano i nostri padri? Perché è quello che noi facciamo abitualmente.
Anche venti anni fa chi si guardava attorno vedeva, come noi oggi, la televisione, il telefono, il computer, la pistola, l’automobile, il forno, il videoregistratore, il soprammobile. Oggetti funzionali ma passivi, senza alcun dubbio. Incapaci di qualunque azione, schiavi della volontà dei loro proprietari-padroni. Nostri succubi in tutto e per tutto.
Oggi nessuno di questi oggetti tuttora presenti tra noi, migliorati ma equivalenti ai loro antenati, è ancora “passivo” e schiavo della nostra volontà.
La televisione può guardarci e potrà presto controllarci, il telefono riferisce tutto di noi, il computer non ne parliamo nemmeno, la pistola presto valuterà se abbiamo il diritto di usarla e nel caso deciderà lei quando sparare , proprio come il Lawgiver del Giudice Dredd, l’automobile si fermerà per riposarsi ed aggiornare il proprio software , il nipote del videoregistratore già ci fa arrivare gli addebiti in banca, il forno riferirà le nostre abitudini alimentari ed il soprammobile Karotz , oltre a muovere le orecchie, ci fotograferà, mandando le nostre foto in giro ed apostrofandoci per buona misura ad alta voce.
Non si tratta più di evitare l’acquisto dell’oggetto X, di craccare l’oggetto Y o di caricare il software libero sull’oggetto Z: il nostro atteggiamento “di default” verso gli oggetti quotidiani deve urgentemente mutare, anzi a ben vedere avrebbe dovuto iniziare a cambiare 10 anni fa.
Queste entità che ci circondano non sono più “oggetti” ma “soggetti”. Oltretutto non sono schiavi in attesa di emancipazione, ma esseri indipendenti diversi da noi con i quali condividiamo un ecosistema. E magari aiutanti di altri padroni…
Gli “oggetti” sono ormai amici, indifferenti o nemici proprio come le persone o gli animali. Soggetti, non oggetti, e sarà bene trarne le debite conseguenze.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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