Ma come? Dopo anni trascorsi a promuovere SPID, spingendo i cittadini a creare la loro identità digitale (non sempre senza difficoltà) nel nome di una necessaria semplificazione del rapporto con la Pubblica Amministrazione, stiamo per abbandonare il sistema? Eppure, è questa la prospettiva che emerge da un recente intervento di Alessio Butti. Prima di etichettare l’uscita come una boutade qualunque, ricordiamo che si tratta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica.
Carta d’Identità Elettronica al posto di SPID?
In occasione di un evento organizzato per festeggiare i dieci anni di Fratelli d’Italia a Roma, nella giornata di sabato, ha dichiarato che il governo ha volontà di spegnere gradualmente SPID
, per arrivare ad avere la Carta d’Identità Elettronica come unica identità digitale
. Ad oggi, i due strumenti coesistono. Anzi, la Carta d’Identità Elettronica può essere impiegata come mezzo di autenticazione per ottenere le credenziali del Sistema Pubblico di Identità Digitale oppure in qualità di metodo alternativo (al pari della Carta Nazionale dei Servizi) per l’accesso a piattaforme come l’app IO o il Fascicolo Sanitario Elettronico, solo per fare due esempi.
Un successivo chiarimento, affidato alle pagine del Corriere, delinea in modo più esplicito quali siano obiettivi e tempistiche dell’iniziativa. Di seguito un paio di estratti.
Perché vogliamo fare questo? Per semplificare la vita in digitale dei nostri cittadini, per aumentare la sicurezza (perché più credenziali e strumenti di accesso significano più rischi), per rendere più accessibili i servizi digitali e, infine, per risparmiare (perché SPID ha un costo per lo Stato). La Carta d’Identità Elettronica è un’identità digitale equivalente e sotto diversi profili migliore rispetto allo SPID.
Abbiamo un’idea definita: non vogliamo eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931). Stiamo lavorando, sulla base di questa idea, sondando le necessità di tutti gli stakeholder coinvolti. I primi esiti dei nostri colloqui sono incoraggianti e li puntualizzeremo nei prossimi mesi con estrema trasparenza.
Gli step per un eventuale addio prevedono anzitutto un coordinamento con le realtà che oggi forniscono e gestiscono l’identità digitale. Si fa poi riferimento a una possibile migrazione tra i due sistemi, con modalità però ancora tutte da pianificare.
Stando alle più recenti statistiche ufficiali riportate sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale, ad oggi, oltre 33 milioni di italiani sono già in possesso di credenziali SPID. Le impiegano per l’accesso a più di 12.000 servizi della Pubblica Amministrazione e a circa 150 erogati da realtà private.
Aggiornamento (21 dicembre 2023): fonti interne all’esecutivo frenano sull’ipotesi migrazione, ma l’ipotesi non è del tutto da escludere, seppur non nell’immediato.