L’infrastruttura di SPID rimarrà attiva per almeno altri due anni, grazie al rinnovo della convenzione con le realtà oggi impegnate nella fornitura del servizio, ma la direzione intrapresa è quella che punta a conferire un’importanza sempre maggiore a IT Wallet. Di quest’ultimo abbiamo già scritto su queste pagine nelle scorse settimane, prevedendo l’arrivo di una legge ad hoc che sembra però tardare.
Da SPID a IT Wallet: il futuro dell’identità digitale
Mantenere operativo per un altro biennio l’attuale Sistema Pubblico di Identità Digitale, oggi impiegato da oltre 35,7 milioni di italiani, costerà 40 milioni di euro. Non è da escludere che, al termine del periodo, si possa optare per un’ulteriore proroga di 24 mesi.
Come scritto in apertura, comunque, la strada è segnata. La volontà è quella di arrivare a integrare nell’applicazione IO il cosiddetto IT Wallet ovvero la versione italiana del portafoglio digitale noto a livello europeo come Digital Identity Wallet. E di conferire alla Carta di Identità Elettronica un’importanza maggiore come strumento di autenticazione.
Perché quella che può essere definita come una sorta di transizione possa avvenire senza frizioni, sarà fondamentale spiegare ai cittadini i motivi della scelta e i vantaggi che porterà con sé. Dopotutto, per molti ha comportato già non poche difficoltà l’obbligo di ricorrere obbligatoriamente a SPID per la fruizione dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione.
All’interno di IT Wallet dovrebbero trovare posto alcuni documenti, nella loro versione immateriale, da conservare sullo smartphone. Tra questi, la tessera sanitaria e la carta della disabilità fin da subito. Poi, più avanti, anche la patente. È inoltre prevista l’integrazione di quanto offerto dal settore privato, con alcuni paletti fissati per le modalità di autenticazione, ad esempio, agli strumenti bancari, per ovvie questioni legate alla sicurezza.
L’iter normativo che porterà alla nascita di questo nuovo portafoglio digitale passerà prima dalla pubblicazione del decreto legge sul tema (quello inizialmente atteso entro fine luglio, ma slittato), poi da quella dei decreti attuativi e dalla definizione delle regole tecniche relative a creazione e gestione dell’infrastruttura (lo step più complesso). Le tempistiche stimate prevedono la disponibilità di una versione dimostrativa entro fine anno e di quella pubblica non prima di metà 2024.