Ad aggiungere altra carne al fuoco, nell’ambito della discussione in merito al futuro di SPID, è Carla Garlatti, titolare dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Attraverso un comunicato ufficiale diramato nei giorni scorsi, ha chiesto un intervento celere e mirato per regolamentare ulteriormente l’accesso ai social network da parte dei minorenni, innalzando l’età minima a 16 anni e implementando un sistema di verifica più efficace rispetto a quelli attualmente in uso.
Minorenni sui social con una sorta di SPID
A fornire lo spunto è la proposta avanzata in Francia dall’Assemblée Nationale, con l’obiettivo di portare la soglia a 15 anni. Nel nostro paese, si mira ad andare oltre, fino a 16. È l’ennesimo capitolo di un dibattito tutto nostrano, molto lungo e non sempre proficuo. Ricordiamo che, dal 2018, in Italia è in vigore una normativa che fissa il limite a 14 anni.
Quel che balza all’occhio scorrendo il comunicato del Garante è però altro ovvero l’intenzione di introdurre una sorta di SPID
, uno strumento inedito per la verifica dell’età che possa garantire la tutela della privacy. Di seguito l’estratto.
Modificare il limite minimo per l’accesso ai social però non basta perché, lo sappiamo tutti, esso può essere facilmente aggirato. Per questo, al termine di un tavolo di lavoro coordinato dal Ministero della Giustizia, insieme ad AGCOM e Garante Privacy, abbiamo proposto l’introduzione di una sorta di SPID. Si tratta in pratica di istituire un nuovo sistema per la verifica dell’età dei minorenni che accedono ai servizi digitali, basato sulla certificazione dell’identità da parte di terzi, così da mantenere pienamente tutelato il diritto alla privacy.
È doveroso precisare che, da qualche tempo, i genitori possono chiedere al proprio gestore di identità digitale il rilascio di SPID per i minori. Alcuni dei provider già lo consentono. Tutti i dettagli sono riportati in un comunicato di AgID datato marzo 2022.
L’intervento di Garlatti si conclude con un plauso alla proposta francese che mira a stabilire sanzioni per le piattaforme in caso di mancato accertamento dei dati anagrafici.