Sarà un emendamento al decreto sul PNRR a salvare il futuro di SPID, come previsto: il rinnovo delle convenzioni con i gestori verrà finanziato attraverso un contributo una tantum pari a 40 milioni di euro, a fronte dei 50 milioni richiesti. Così, le realtà coinvolte nel progetto, potranno affrontare gli investimenti e i costi operativi indispensabili per tenere in piedi il sistema.
40 milioni di euro per salvare SPID
Il governo tende dunque una mano alle società che hanno fin qui erogato oltre 34,5 milioni di identità digitali ai cittadini. La somma stanziata è da intendersi come forma di ristoro, il cui obiettivo è supportare le spese necessarie ad adeguare le infrastrutture tecnologiche alle quali oggi, oltre al metà dei connazionali, si affida per l’accesso ai servizi online della Pubblica Amministrazione.
Ricordiamo che la scadenza all’ultima proroga, approvata in extremis a fine 2022, è al momento fissata nel 22 aprile 2023. Il giorno successivo, Intesa uscirà dall’elenco degli Identity Provider delegati alla gestione di SPID. La lista ha visto, di recente, l’ingresso di InfoCamere. Le altre dieci aziende coinvolte sono TeamSystem, TIM, Register.it, Sielte, Poste Italiane, Namirial, Lepida, InfoCert, Aruba e Etna Hitech.
Il futuro pare comunque segnato. Come più volte indicato da fonti interne allo stesso esecutivo, si va nella direzione di un sistema unico (o applicazione unica), i cui dettagli di natura tecnica e tecnologica sono però ancora tutti da definire. Prevederà quasi certamente un ruolo della Carta d’Identità Elettronica (per la quale è ora possibile attivare le credenziali di livello 1 e 2) e, con tutta probabilità, terrà conto delle indicazioni sul tema giunte dall’Europa.
Quel che è certo, per il momento, è il rinnovo delle convenzioni che permetteranno a oltre 34,5 milioni di cittadini di continuare a utilizzare SPID, scongiurando così un addio improvviso e inevitabilmente problematico. Si attende ora solo l’ufficialità della stretta di mano.