La Electronic Frontier Foundation in associazione con la School of Law dell’Università di Berkeley ha denunciato “una mezza dozzina” di agenzie governative per la loro perniciosa tendenza a non rendere pubbliche le politiche di utilizzo dei siti di social network nell’ambito di pratiche quali investigazioni, raccolta e archiviazione di dati, sorveglianza telematica .
Chiamata a rispondere del proprio operato è la CIA, agency che non fa certo mistero di volersi servire dello sterminato fluire di parole che circolano nell’ambito dei network sociali online, ma anche il Dipartimento di Giustizia, il Department of Homeland Security (DHS) e altre propaggini della massiccia burocrazia della sorveglianza e del controllo made in USA .
Secondo la EFF e gli studenti di legge dell’UCLA, le agenzie denunciate sono colpevoli di voler mantenere segrete le modalità di raccolta e impiego delle informazioni dei cittadini statunitensi disponibili sui social network, su Facebook, MySpace, i blog e via elencando. Agli apparati era stato chiesto di divulgare le proprie metodologie operative attraverso apposite richieste tramite il Freedom of Information Act , e in tutta risposta EFF ha ricevuto nient’altro che silenzio.
“Ogni giorno milioni di persone utilizzano i siti di social networking come Facebook, diffondendo molte informazioni riguardo la loro vita privata” osserva James Tucker, studente dell’UCLA al lavoro sul caso con EFF. “Mentre il Congresso dibatte di nuove leggi sulla privacy che includono siti come Facebook – continua Tucker – sia i legislatori che gli elettori hanno bisogno di sapere come il governo sta già impiegando tali dati e quello che c’è realmente in gioco”.
Le agenzie governative sorvegliano, ma le aziende non sono da meno, come il caso Sprint Nextel sta lì platealmente a dimostrare. Il carrier USA continua a gettare acqua sul fuoco dello “scandalo” delle otto milioni di richieste effettuate da polizia e forze dell’ordine nel sistema di geolocalizzazione degli utenti, provando a rassicurare sul fatto che “qualche migliaio” di clienti interessati dalla faccenda non sono poi un dato così esagerato se rapportato ai 47 milioni di utenti totali in carico al provider .
Alfonso Maruccia