Spoofi una chiamata? Allora paghi

Spoofi una chiamata? Allora paghi

Negli Stati Uniti l'alterazione dell'identificazione di chiamata sta per diventare ufficialmente un reato: sanzioni a partire da 10 mila dollari fino ad un massimo di un milione di dollari
Negli Stati Uniti l'alterazione dell'identificazione di chiamata sta per diventare ufficialmente un reato: sanzioni a partire da 10 mila dollari fino ad un massimo di un milione di dollari

Washington – La celerità legislativa del Senato statunitense nel far fronte ai nuovi techno-pericoli è a dir poco commovente. A decenni dall’avvento del phreaking , mercoledì scorso il Senate Committee on Commerce, Science, and Transportation ha approvato una legge che ha trasformato in crimine l’alterazione del caller ID – ovvero l’identificativo del chiamante.

Il cosiddetto ” caller ID spoofing “, che da noi è conosciuto forse solo dagli addetti ai lavori, indica specificamente ogni azione volta celare la reale identificazione del chiamante, sia nei comuni servizi di telecomunicazioni che nel VoIP. La pena è di 10 mila dollari per violazione, per un massimo di un milione di dollari. La S. 704 , inserita nel pacchetto “Truth in Caller ID Act of 2007”, comunque non intaccherà in alcun modo il diritto di utilizzare il blocco del caller-ID, per le chiamate nelle quali non si vuole fornire il proprio numero.

“Il caller-ID fornisce informazioni importanti a quelli che vi si relazionano”, ha dichiarato il senatore Ted Stevens in un comunicato ufficiale. “Comunque, quando questa tecnologia è utilizzata per ingannare le persone può mettere a rischio la privacy e la sicurezza personale. Questa legge aiuterà a rafforzare la capacità d’azione della FCC e cercherà di far fronte a queste pratiche disoneste”.

La legge, come ricorda Ars Technica è stata proposta lo scorso febbraio dai senatori Bill Nelson e Senator Olympia Snowe. L’esigenza di far fronte proprio ora al problema è confermata anche dall’iter legislativo di una normativa simile, che poco tempo fa ha ricevuto l’ok della Camera.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
29 giu 2007
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