Sono innumerevoli coloro che da una manciata di giorni giocano a fare le divinità e impersonano l’impeto evolutivo, sono innumerevoli le recensioni che si affastellano in rete, ma i gamer sono indispettiti. Il titolo scaturito dalla fantasia di Will Wright è lucchettato da SecuROM : i player non sembrano disposti a premiare con valutazioni positive un gioco imbrigliato in un sistema di protezione, che limita il numero delle installazioni e pressa l’utente con richieste di autenticazioni e conferme della propria identità.
Pensato per arginare la diffusione illecita di copie dei videogame, SecuROM prevede che l’utente abbia a disposizione tre tentativi di installazione da utilizzare con parsimonia . Qualora tre irreparabili crash costringessero alla quarta installazione, il player si dovrebbe prendere la briga di contattare l’assistenza di Maxis, divisione EA, per ottenere l’autorizzazione e un nuovo codice di autenticazione per fruire di un gioco acquistato in maniera pienamente legittima.
Le prime sollevazioni si erano verificate nei mesi scorsi, quando ferveva l’attesa per Spore, poiché EA aveva deciso di blindare un altro titolo di successo, Mass Effect. Gli utenti erano insorti e la softwarehouse era tornata sui propri passi, svincolando il titolo da un sistema di protezione troppo invasivo e esigente. Sull’onda delle proteste per ammorbidire la protezione SecuROM che vigilava su Mass Effect, c’era chi si interrogava sul destino di Spore: i vertici di EA avevano prontamente risposto al proprio pubblico, assicurando che le richieste di autenticazione non sarebbero state troppo pressanti, che sarebbe stato possibile installare il game ripetutamente, che SecuROM non avrebbe influito sulle modalità di gioco costringendo il player ad intrattenersi restando perennemente online.
A coloro che si illudevano che EA volesse rinunciare ai sistemi DRM, la sortita estiva della softwarehouse riguardo a Spore deve essere suonata come una brusca marcia indietro: “Abbiamo previsto delle protezioni anticopia – avvertiva Lucy Bradshaw, dirigente di EA – è un aspetto indispensabile del nostro business”. Nonostante Bradshaw avesse assicurato che l’azienda “ha lavorato ad un sistema che non punisce i legittimi proprietari del game”, la scelta è tornata a ricadere su SecuROM , in una versione annacquata: autenticazione al momento della prima installazione e all’attivazione della declinazione online, installazione limitata a tre macchine.
Così, i netizen si sono mobilitati: sono in molti ad aver acquistato il titolo, in molti non hanno rinunciato a recitare la parte del demiurgo ed orchestrare la vita e i destini di un universo. Ma non si sono risparmiati un attacco compatto alle disposizioni antipirateria previste da EA: si stanno riversando sulle pagine di Amazon per manifestare e per boicottare la softwarehouse. Con una stellina di valutazione per Spore e con una denuncia esplicita: i sistemi DRM intaccano il piacere di intrattenersi con un game più che longevo, trasformano l’acquisto in un noleggio, possono aprire una finestra di osservazione sulla macchina sulla quale sono installati.
La protesta attecchisce, le casse di risonanza sono numerose e efficaci: c’è chi esporta la protesta e il dibattito, c’è chi dichiara di voler rinunciare all’acquisto di Spore . E mentre Amazon tenta di placare le ire dei manifestanti con repressioni e rimozioni , ci sono sovversivi che, senza remore, dimostrano che le versioni pirata finiscono per essere meno invasive e più godibili di quelle acquistate legalmente. A testimoniarlo, le decine di migliaia di utenti che da giorni fanno rimbalzare Spore fra i circuiti P2P.
Gaia Bottà