Tuffarsi da quasi 100 chilometri d’altezza, planando a 4mila chilometri all’ora attraverso l’atmosfera diretti verso la Terra. Aprire il paracadute a 1000 metri di altezza, come in un lancio qualsiasi, ed atterrare comodamente su un prato. È quanto promettono due veterani dell’industria aerospaziale, Rick Tumlinson e Jonathan Clark , entrambi con un passato alla NASA e ora alle prese con la nuova frontiera del turismo estremo.
La notizia non è neppure recentissima, ma ha ripreso quota grazie ad un articolo comparso su Popular Science e ripreso da The Register : risale a dicembre la firma del primo contratto di fornitura di tute spaziali prodotte dalla Orbital Outfitters e stipulato con XCOR Aereospace , una delle prime aziende per il volo spaziale commerciale in attività.
Clark e Tumlinson non sono degli sprovveduti : al cronista di PopSci snocciolano dati ed esempi concreti, confermati persino da un esperto del Jet Propulsion Lab della NASA interpellato dalla rivista. Nei piani di Orbital Outfitters c’è un lancio preliminare da 36mila metri già nel 2009, che da solo costituirebbe già un record, ma tra gli obiettivi c’è anche un lancio da oltre 45mila metri : praticamente al di fuori della stratosfera .
Innumerevoli le difficoltà da superare : se il record attuale, stabilito dal capitano Joseph Kittinger dell’aviazione USA nel 1960 da una altezza di oltre 31mila metri, venne realizzato con poco più che una bombola d’ossigeno e un paracadute, l’idea di proporre tute spaziali adatte ai turisti , gente insomma non avvezza alle difficoltà dello spazio, impone delle opportune misure di sicurezza .
Bisogna garantire stabilità durante la discesa, poiché un avvitamento a 4mila all’ora potrebbe non essere piacevole, ma anche protezione dal surriscaldamento per l’attrito generato dall’atmosfera nonché un sistema di supporto vitale adeguato. Per superare questi ostacoli sono stati reclutati esperti di subacquea ed ex consulenti NASA: ma per dare un tocco di stile alla tuta è arrivato anche Chris Gilman , vincitore di un Oscar per gli effetti speciali, che darà una veste cool al prodotto Orbital Outfitters.
Al momento mancano ancora parecchie soluzioni all’appello: la tuta non è pronta per il lancio, e si ignorano persino quali potrebbero essere gli effetti della rottura del muro del suono sul corpo umano. Ma soprattutto, resta il problema di come arrivare a 36mila metri: escluso un pallone aerostatico, troppo lento, quelli di Orbital Outfitters pensano di scroccare un passaggio a qualcuno dell’industria dle turismo spaziale.
E qui entra in gioco l’amicizia tra Tumlinson e John Carmack . L’ ideatore dei celeberrimi Doom e Quake ha infatti avviato anche lui un’attività imprenditoriale, la Armadillo Aerospace , che ha come obiettivo la creazione di vettori adatti al trasporto turistico . Al momento il razzo di Carmack è riuscito a raggiungere la poco ragguardevole quota di 50 metri circa: forse in futuro, qualora si riuscisse a perfezionarlo, uno scambio di favori tra amici potrebbe garantire ad entrambe le aziende una buona dose di pubblicità .
Eppure, nonostante tutti questi piccoli contrattempi , Clark e Tumlinson vanno avanti. A motivarli ci sono senz’altro le commesse e la prospettiva di essere i pionieri nel loro campo, ma anche la certezza di poter contribuire al programma spaziale mondiale, aumentando la sicurezza per gli astronauti. La moglie di Clark, Laurel , era a bordo dello Shuttle Columbia quando si disintegrò nell’atmosfera durante il rientro, nel 2003, e Clark ammette di pensare continuamente a lei e a come rendere più sicuro il lavoro nello spazio.
Luca Annunziata