Spotify ha raggiunto la soglia di 10 milioni di utenti paganti : poco meno del doppio dei 6 milioni che il servizio musicale registrava a marzo 2013.
A questi si aggiungono 30 milioni di persone che ascoltano gratuitamente ed un totale di 5 milioni di nuove playlist create od aggiornate ogni giorno.
Il CEO Daniel Ek, dunque, ha riferito di aver raggiunto il suo primo obiettivo, portare la gente ad ascoltare musica in streaming.
Ora, grazie all’offerta di abbonamento a 10 dollari al mese, conta di estendere sempre di più la portata di coloro che sono interessati al servizio premium: “Penseranno che 10 dollari non sono nulla, come due birre”.
Il punto nodale per Spotify è l’economia di scala su cui potrà basarsi: il servizio di streaming assicura un pagamento delle royalty proporzionale, legato ai reali ascolti degli utenti e basato sul 70 per cento del suo fatturato, perciò all’aumento della base di utenti, il 30 per cento rimanente dovrebbe diventare più che sufficiente per coprire i costi restanti e portare l’azienda in positivo.
Secondo un rapporto pubblicato da Generator Research a novembre, tuttavia, l’attuale modello di business adottato da Spotify sarebbe “intrinsecamente non redditizio”.
Certo, all’orizzonte c’è anche l’acquisto di Beats da parte di Apple – che a proposito di economie di scala avrebbe il vantaggio di partire dalla base di iTunes, nonché il dato, raccolto dalla società di analisi PrivCo, secondo cui Spotify ha già perso 200milioni di dollari .
Nonostante ciò, Spotify sembra ora vicina a definire una offerta pubblica iniziale per il suo sbarco in borsa .
Claudio Tamburrino