Sorry, la musica è terminata. Spotify saluta così la Russia, chiude il servizio e pone fine alle polemiche. Il gruppo aveva infatti immediatamente tagliato i propri rapporti con la Federazione Russa chiudendo i propri uffici, ma al contempo non aveva ancora dismesso i propri streaming.
Spotify non solo ha interrotto gli streaming, ma ha anche saputo farlo accollando le colpe a Mosca invece di addebitarle alle scelte geopolitiche del polo occidentale. Così facendo il messaggio arriva forte e chiaro alla gioventù russa: per poter riprendere i vostri streaming, citofonate al Cremlino.
Spotify, la musica è finita
Secondo Spotify, infatti, il problema è insito nella normativa che impone fino a 15 anni di detenzione per i media che diffondono “false” informazioni sullo scontro armato in Ucraina. Per “false”, ovviamente, si intende “non allineate” e questo determina la caduta della libertà di espressione ed un rischio immediato per Spotify soprattutto in relazione alla diffusione dei podcast che sono parte integrante del servizio.
La fine delle trasmissioni è prevista a partire dal mese di aprile. Ultimi giorni di streaming, insomma, e poi ragazze e ragazzi russi si troveranno senza Spotify così come senza Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok, Google News, dispositivi Apple, smartphone Samsung e molto altro ancora. Se le sanzioni stanno svuotando le casse della federazione e abbattendo il valore del Rublo, al tempo stesso stanno svuotando la vita di parte della popolazione e abbattendo il morale di chi ancora crede nelle tentazioni imperialiste dello “zar”. Anche un gesto come quello di Spotify, dunque, è chiaramente importante in questo nuovo equilibrio economico/sociale che le sanzioni stanno ritagliando intorno a Mosca.