Spotify ha rimosso una piccola funzione nel proprio servizio di streaming musicale e lo ha fatto su specifica richiesta di Adele. Si tratta di una rimozione densa di significato artistico, peraltro, che consente all’evoluzione dello streaming di sposare la tradizione per aggiungere significato ulteriore alla propria offerta.
Spotify, l’album recupera dignità
Il pulsante rimosso consentiva di riprodurre in ordine casuale i brani all’interno di un album. Ciò andava infatti a snaturare l’ordine stabilito delle tracce, rendendo così meno significativo il corpus stesso dell’album. La scelta “random” era una non-scelta che fissava la natura parcellizzata dei brani anche quando questi erano invece inseriti in concept-album più strutturati e complessi.
Questo passaggio è stato proprio dell’atomizzazione della musica, dove il “singolo” è diventato la misura standard nel momento stesso in cui la digitalizzazione ha trasformato i brani in elementi “liquidi”, privi della corporeità delle musicassette o degli LP. Spotify, che incarna oggi la leadership di questa evoluzione digitale, ha risposto ad Adele “qualsiasi cosa per te” ed ha accettato la proposta:
This was the only request I had in our ever changing industry! We don’t create albums with so much care and thought into our track listing for no reason. Our art tells a story and our stories should be listened to as we intended. Thank you Spotify for listening 🍷♥️ https://t.co/XWlykhqxAy
— Adele (@Adele) November 21, 2021
La possibilità di eseguire una riproduzione casuale permane ancora, ma deve essere una scelta precisa dell’utente in ascolto: l’opzione standard, invece, diventa l’ascolto sequenziale, così come l’artista lo ha deciso, così da garantire il persistere dell’opera compiuta nella sua organicità e integrità.
Una vittoria per l’arte musicale, ma una vittoria anche per Spotify. E un ritorno a quell’era dell’album di cui le nuove generazioni ignorano in buona parte le sensazioni.