Spotify si trova a dover affrontare una nuova accusa da parte della National Music Publishers Association (Associazione Nazionale degli Editori), che da poco ha inviato una lettera dove richiede la cessazione e la desistenza all’azienda poiché avrebbe reso disponibili testi, video musicali e contenuti podcast con opere e tracce musicali protette da copyright senza le dovute licenze.
Come specificato nel testo della lettera, l’organizzazione chiede esplicitamente di rimuovere dalla piattaforma i contenuti interessati che non sono autorizzati o, in caso contrario, l’azienda sarà ritenuta responsabile.
Spotify: nuova accusa di violazione copyright da parte della NMPA
Sebbene l’organizzazione statale americana che tutela gli artisti riconosca alla piattaforma streaming di possedere già le licenze, precisa che Spotify deve trattare in maniera diretta con gli artisti interessati l’uso di tracce musicali e video nei contenuti podcast disponibili.
L’accusa è basata su una legge statunitense secondo cui soltanto i detentori di copyright delle opere interessate hanno il diritto esclusivo di riprodurre, mostrare, distribuire, nonché eseguire pubblicamente i contenuti realizzati e creare opere derivate. Naturalmente, la violazione di questi termini sancisce un problema inerente al copyright, che appunto viene contestato all’azienda.
Le richieste della NMPA sono quindi la rimozione di tali contenuti che, se non avvenisse, formalizzerebbe in via definitiva l’accusa, ritenendo Spotify responsabile della violazione. Sempre secondo la lettera, la piattaforma streaming trarrebbe anche profitto dalla violazione, specificando che:
Spotify sembra essere impegnata in una violazione diretta ospitando opere musicali non autorizzate nei suoi testi, video e podcast, distribuendo riproduzioni, sincronizzazioni, visualizzazioni e usi derivati non autorizzati di queste opere musicali ai suoi utenti.
La comunicazione arriva giusto una settimana dopo una stima effettuata da Billboard, secondo cui la piattaforma è riuscita a ottenere un risparmio pari a 150 milioni di dollari sul pagamento dei diritti meccanici, ovvero i diritti che riguardano la riproduzione digitale e fisica dei contenuti. Ciò sarebbe stato possibile tramutando in pacchetto gli abbonamenti premium “family” e “duo” con l’aggiunta degli audiolibri, continuando a pagare così la stessa quota di diritti.
Un portavoce di Spotify, tuttavia, ha commentato la questione dicendo che la lettera è piena di “affermazioni false e fuorvianti”, bollandola come una manovra di puro stampo giornalistico. Il portavoce specifica che l’azienda ha pagato una “quota record” in termini di diritti agli autori e supererà tale quota nel 2024.