Dopo avere dichiarato guerra ai brani generati da IA, Spotify passa all’attacco anche nei confronti di tutti i podcast e audio con rumore bianco. Per chi non lo sapesse, il “white noise” è un rumore statico neutrale contornato da temporali, pioggia e uccelli che cantano, pensato come sottofondo per dormire, meditare, studiare o condurre qualsiasi attività cercando di rilassarsi con toni di fondo piacevoli e non stancanti. Ebbene, per Spotify è il momento che tali contenuti vengano penalizzati sul fronte pubblicità.
Spotify penalizza i rumori bianchi
Secondo quanto ripreso da Bloomberg a partire da una fonte anonima, il programma Ambassador Ads non varrà più per tutti i creator e podcaster che continueranno a caricare file audio con rumore bianco nella piattaforma. In più, per poter beneficiare del medesimo programma ora i podcaster dovranno avere 1.000 ascoltatori Spotify unici negli ultimi 60 giorni e non 100.
In altre parole, si tratta di un adeguamento dell’Ambassador Ads per i creator che, effettivamente, propongono contenuti complessi a una importante quantità di utenti, evitando spese esagerate su trasmissioni che non apportano qualità concreta alla piattaforma. Del resto i loop di suoni rilassanti e white noise sono facili da creare e fin troppo redditizi: pensate che possono portare fino a 15.000 dollari al mese per un podcast di successo, senza alcun individuo che parla e senza discussioni stimolanti.
Si parla, per l’esattezza, di risparmi attorno ai 38 milioni di dollari con questa mossa specifica. Un portavoce di Spotify ha comunque spiegato a Bloomberg che “il piano non è stato ancora realizzato” e che non è ancora nulla di certo.