Entro poche settimane dovrebbe prendere il via un’indagine antitrust europea sull’operato di Apple, più in particolare per chiarire la natura e la legittimità di alcune delle dinamiche imposte dal gruppo di Cupertino a coloro che scelgono di erogare i propri servizi attraverso i suoi dispositivi e le sue piattaforme. Così riferiscono diverse fonti ritenute a conoscenza dei fatti, ma al momento utilizzare il condizionale è d’obbligo poiché manca qualsiasi ufficialità. Si tratterebbe della conseguenza delle accuse mosse di recente da Spotify in merito ad App Store e all’ecosistema iOS.
Spotify-Apple: l’Europa apre un’inchiesta
Il colosso della musica in streaming, che da pochi giorni ha annunciato di aver raggiunto i 100 milioni di abbonati, nel mese di marzo ha puntato il dito contro la mela morsicata sostenendo che quest’ultima, forte della sua posizione consolidata nel mercato mobile, tende a favorire il proprio servizio (Apple Music) penalizzando di conseguenza i concorrenti, limitando le possibilità di scelta offerte all’utenza e soffocando così l’innovazione. La risposta dell’azienda californiana non si è fatta attendere, con un comunicato che replica punto su punto. Ora a far chiarezza penseranno a quanto pare le autorità del vecchio continente, che sembrano aver scelto di approfondire la questione dopo aver interpellato sia i consumatori sia gli altri player del mercato.
In discussione il 30% trattenuto da Apple per ogni transazione economica gestita attraverso la propria piattaforma quando si tratta degli abbonamenti ai servizi. Lo stesso trattamento non viene riservato, ad esempio, ad applicazioni come Uber o Deliveroo. Spotify chiede dunque di poter sottostare alle medesime condizioni.
Non si tratterà in ogni caso di un’indagine destinata a concludersi in breve tempo, come insegnano i precedenti che hanno visto l’Europa porre sotto la lente d’ingrandimento l’attività dei colossi della Silicon Valley, in primis Google. A seconda dell’esito, il gruppo di Cupertino potrebbe imbattersi in sanzioni o dover modificare i propri termini di servizio così da garantire una maggiore tutela sia alla concorrenza sia agli utenti.
I vertici della piattaforma Deezer e BEUC (organizzazione europea che si batte in difesa dei consumatori) si sono già schierati dalla parte di Spotify. La palla passa ora nelle mani di Bruxelles.