Web – Con curioso tempismo ignoti crackers hanno dato vita, nelle scorse ore, ad un attacco ad alzo zero contro alcuni siti della Blizzard Entertainment , una delle più note case di produzione videoludica e “mamma”, tra l’altro, del celebre Diablo II.
Le home page modificate dei siti attaccati, tra cui Battle.net, riportano la firma dei crackers di TBSG (The Bandit’s Software Group) con un messaggio ironico rivolto sia all’azienda che ai videogiocatori. “La pagina richiesta – si legge – non può essere visualizzata perché il nostro esercito di cyberscimmie ammaestrate e gnomi dell’underground l’hanno disabilitata”.
Ciò che colpisce è il “timing” dell’attacco perché proprio in queste settimane è scoppiata una polemica tra Blizzard e molti suoi utenti. Il sito tedesco Eurotux riporta una protesta online a proposito di un plug-in da poco varato da Blizzard per monitorare le fasi del gioco online, un plug-in che secondo molti nasconde uno spyware, cioè un software capace di spiare le attività online degli utenti, ben al di là degli scopi per i quali era stato annunciato.
“A partire dalla versione 1.06 di Diablo II – si legge nel manifesto della protesta – gli utenti Battle.net hanno dovuto accettare la trasmissione di dati di natura sconosciuta dai propri computer. Chi non accetta non può più giocare a Battle.net. Secondo noi questo è intollerabile”.
L’accusa di spyware, un tipo di software da tempo rifiutato dagli utenti (vedi lo speciale di Punto Informatico), è chiarissima: “Abbiamo ragione di credere che già dalla versione 1.05 alcuni dati venivano trasmessi senza il permesso dell’utente e senza modifiche alle condizioni di licenza. Stiamo investigando”.
Il manifesto della protesta continua spiegando che il software della Blizzard scansiona senza permesso il registro di Windows, che contiene riferimenti a file e dati personali dell’utente, nonché documenti recenti, la cartellina dei documenti, i preferiti, i cookies, la history del browser e persino il cestino di Windows…
La polemica è pesante, tanto che quelli di DiabloItems.net che hanno firmato il manifesto, hanno annunciato che il proprio sito rimarrà non aggiornato fino a quando Blizzard non cambierà la policy d’uso.
Di interesse, infine, il fatto che i server che gestiscono il gaming di Diablo II erano stati attaccati con successo da alcuni crackers che lo scorso dicembre avevano fatto irruzione nei server che gestiscono il gioco, intervenendo pesantemente sul suo svolgimento. In una incursione durata due settimane, i crackers avevano “fatto morire” i personaggi più noti, quelli più longevi e potenti costruiti da gamers di lungo corso, e hanno scombinato gli scenari e gli ambienti in cui si muovono normalmente i giocatori.
Un episodio che, associato a quello delle scorse ore, mette in dubbio anche la capacità di gestione della sicurezza da parte della Blizzard…