La Corte Suprema di Cassazione ha depositato la Sentenza n. 26889 emessa lo scorso aprile, una decisione in materia di “captatori informatici” con cui gli alti giudici danno sostanzialmente il via libero all’utilizzo di software spia quando si tratta di intercettare le comunicazioni di pericolosi criminali tecnologicamente aggiornati.
Il “captatore informatico” oggetto della sentenza è un software installabile nei dispositivi elettronici portatili (Personal Computer, tablet, smartphone e via elencando) a scopo di tecnocontrollo, in sostanza un vero e proprio malware come quelli prodotti dalla famigerata Hacking Team che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sdoganato in via definitiva con la sentenza in oggetto.
In particolare la Corte ha stabilito la legittimità dell’impiego dei malware di stato per intercettare le comunicazioni “limitatamente ai procedimenti per delitti di criminalità organizzata”, autorizzando l’installazione dei “captatori” anche in abitazioni private senza alcuna “attività criminosa” in corso d’opera sul momento.
Il crimine organizzato, che per la Cassazione non è necessariamente quello mafioso o terroristico ma anche quello votato al crimine comune , è una minaccia sempre più grave e pericolosa anche grazie all’impiego delle tecnologie informatiche avanzate; l’uso legale dei malware spionistici è in tal senso un elemento essenziale per la lotta dello stato ai criminali più aggiornati, ha sentenziato la Corte.
E per la possibile intercettazione di comunicazioni private non pertinenti , con una potenziale violazione dei diritti umani delle persone? In queste rare eventualità la Cassazione parla di “inutilizzabilità” delle comunicazioni intercettate e degli altri strumenti di salvaguardia già a disposizione dell’ordinamento giuridico.
I rischi dei captatori per i comuni cittadini sono d’altronde un argomento di discussione da molto tempo, in Italia, e proprio per rafforzare le salvaguardie si è recentemente parlato – per ora a porte chiuse – di una nuova proposta di legge a firma di Stefano Quintarelli e altri. La bozza prevede limitazioni per l’accesso ai dati, il coinvolgimento esclusivo della polizia giudiziaria nell’uso dei captatori per non avvantaggiare accusa o difesa e il divieto delle autorità di servirsi di tecnici esterni per le indagini a mezzo malware.
Alfonso Maruccia