Roma – Da una parte Apple, dall’altra Microsoft. Questo è il quadro secondo le voci, le indiscrezioni, le mezze conferme, i lanci e i rilanci delle agenzie internazionali di queste ore. Al centro c’è un gigante della musica, Universal Music Group, costola di Vivendi Universal, gruppo più che mai coinvolto nella repressione della pirateria online e nell’investimento in sistemi legali di distribuzione di musica a pagamento via internet.
Nei giorni scorsi con insistenza è girato il gossip di un imminente acquisto della divisione musicale di Vivendi da parte di Apple per una somma compresa tra i 5 e i 6 miliardi di dollari. Una notizia che non viene confermata da Cupertino, sede della Mela, dove si parla di incontri, colloqui ma niente di definitivo. Il Wall Street Journal ha condito la vicenda sostenendo che a queste riunioni avrebbe anche partecipato, in appoggio di Apple, un consulente della banca di investimenti Morgan Stanley e che Steve Jobs, il capo di casa Apple, avrebbe persino parlato telefonicamente dell’operazione con il chairman di Vivendi, Jean-Rene Fourtou.
Nei giorni successivi ad emergere è però il nome di Microsoft, che si sarebbe messa in contatto con Universal Music Group per mettere sul piatto non solo le proprie risorse finanziarie (Microsoft dispone di più liquidi di qualsiasi altra azienda del settore) ma anche quelle commerciali e tecnologiche, per aggiungere ai servizi a pagamento di distribuzione musicale della Universal la diffusione capillare delle proprie piattaforme di distribuzione e di gestione dei diritti musicali.
Ora si apprende che le cose non stanno esattamente così. Reuters conferma infatti che la sua fonte francese, quella che per prima ha parlato di un’ipotesi di accordo Apple-Vivendi, nei fatti non sembra credere che un’operazione del genere possa concretizzarsi. CNN, invece, spiega che non è Microsoft ad aver contattato Vivendi ma viceversa. Buone notizie per Apple, dunque, che queste indiscrezioni hanno punito: il mercato non crede che per profittare del business musicale l’azienda di Cupertino debba addirittura procedere ad un acquisto così impegnativo come la divisione musicale di Vivendi.
Questo cambia lo scenario. Sul piatto infatti non c’è un boccone succulento sul quale i due grandi rivali del computing intendono scannarsi ma c’è una grossa azienda che sta cercando degli acquirenti, qualcuno che dovrebbe prendere il suo business e dargli nuovo lustro, magari portandolo davvero su internet e trascinandolo verso l’era del nuovo mercato musicale al quale in tanti credono e in più sperano.
Non sarà facile per Vivendi trovare il giusto acquirente, certo è molto più facile per ascoltati giornali finanziari sparare alto. Bene che va, se davvero Jobs crede nella distribuzione di musica a pagamento via internet, Apple investirà per una quota di minoranza nel gruppo. Chissà che il suo amicone, Bill, non decida di fare altrettanto. Ancora una volta insieme?