Ha definito la dottrina Sarkozy una legge “iniqua e crudele”, ha invitato i cittadini della rete a non trincerarsi nei comportamenti in cui l’industria dei contenuti vorrebbe confinarli per tutelare dei modelli di business stantii. Richard Stallman, padre di GNU e presidente della Free Software Foundation, si è schierato apertamente contro il clima di terrore che potrebbe crearsi con l’avvento del regime di avvertimenti e di disconnessioni: propone di sostituire all’effetto deterrente delle ghigliottine sulla connettività uno schema secondo cui i cittadini della rete pagheranno per foraggiare gli artisti che ritengono meritevoli .
La dottrina Sarkozy si sta discutendo presso l’ Assemblée Nationale : ferve il dibattito e si moltiplicano le proposte per disinnescare il rischio di abusi nei confronti dei cittadini della rete e per tentare di sostituire alla repressione dei modelli di business di cui possano godere netizen e industria. C’è chi parla di licenza globale , c’è chi, come Stallman, parla di mecenatismo .
Il padre di GNU ha collaborato alla stesura di una proposta insieme a Francis Muguet, rappresentante della Société française de l’Internet ( SFI ): basandosi sull’assunto secondo cui ciascun cittadino della rete pagherebbe volentieri una somma equa per finanziare gli artisti di proprio gradimento, Stallman e Muguet propongono di coinvolgere tutta la catena del valore dei contenuti online per dare vita ad uno schema innovativo.
Tutti i cittadini della rete, propongono Stallman e Muguet, potranno distribuire copie non commerciali di opere di artisti che siano membri di una società di gestione dei diritti, i corrispettivi della SIAE. Per garantirsi questo diritto, gli utenti saranno chiamati a versare non una tassa ma un contributo fisso al proprio provider. Rispetto alle disposizioni contenute nella dottrina Sarkozy e in altre proposte che fermentano in mezzo mondo, il provider conserverà un ruolo attivo nello schema ma non verrà invitato ad agire da messaggero, da delatore o da boia. Si dovrebbe invece occupare di amministrare i contributi versati dai cittadini della rete e di riversarli nelle casse delle collecting society.
Non dovrebbero però essere la collecting society a spartire i bottini: i netizen potranno scegliere entro certe soglie come ripartire i propri contributi , non sulla base del loro consumo delle opere ma sulla base dell’apprezzamento che nutrono nei confronti degli artisti e della loro creatività. In questo nodo sta il mecenatismo, in questo nodo sta la motivazione che si offre al cittadino della rete: Stallman e Muguet ritengono che basterà per indurli a scegliere di non rivolgersi allo sharing selvaggio ma di condividere e di far circolare la cultura operando nel contempo concretamente per sostenere la creatività.
Sarà il provider a gestire i registri, a comunicare alle società di gestione dei diritti le scelte degli utenti. Le collecting society divideranno i proventi basandosi sulle preferenze dei cittadini della rete e basandosi su schemi che agevolino talenti emergenti e non cariatidi che vivono di rendita. A differenze di quanto potrebbe avvenire se si mettesse in atto un meccanismo di licenza globale, con il mecenatismo proposto da Stallman e Muguet non sarebbe necessario tracciare i comportamenti di sharing a cui i netizen sono incoraggiati: il controllo sulla condivisione delle opere, spiega Muguet, non serve a stabilire le proporzioni delle ripartizioni.
Filantropia e cultura libera di circolare perché possa alimentare altra creatività. Senza controllo sui cittadini della rete, senza minacce, senza abusi. Così Stallman vuole scongiurare l’avvento di manette digitali con cui la dottrina Sarkozy vorrebbe sostenere il mercato della cultura online.
Gaia Bottà