Anche le realtà del mondo finanziario si trovano a dover fare i conti con l’esigenza di riorganizzare il proprio lavoro in modalità smart working. Tra queste, la londinese Standard Chartered ha deciso di imporre ai propri dipendenti e collaboratori di non utilizzare due soluzioni che in questo periodo vanno per la maggiore: la prima è Zoom, già al centro di parecchie polemiche e bersagliata da critiche relative a privacy e sicurezza, mentre la seconda è Google Hangouts.
Il no di Standard Chartered a Zoom e Hangouts
Il perché della decisione è spiegato in una nota firmata dal CEO Bill Winters e diffusa la scorsa settimana tra i manager. Si fa riferimento a problemi legati alla cybersecurity, più nel dettaglio al sistema di crittografia adottato non ritenuto all’altezza per proteggere adeguatamente le conversazioni. Secondo l’amministratore delegato meglio optare per alternative come Webex di Cisco, Teams di Microsoft o per il servizio offerto da BlueJeans Network. Il documento è stato visionato dalla redazione di Reuters che però non ha ottenuto alcun commento in merito da parte della società.
Se per quanto riguarda Zoom il ban non rappresenta una grande novità poiché va ad aggiungere agli altri già resi noti nelle scorse settimane (arrivati da SpaceX, dalle scuole di New York e di Singapore, dal governo di Taiwan e dal Senato USA), fino ad oggi non erano stati registrati divieti per quanto riguarda la soluzione di bigG. A tal proposito ricordiamo che il gruppo di Mountain View di recente ha riorganizzato la propria offerta per la comunicazione business abbandonando il brand Hangouts (ora destinato solo all’ambito consumer) lanciando in via ufficiale Google Meet e Google Chat.